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Anno edizione: 2010
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Argentina, nata nel 1976 a Buenos Aires, Lucía Puenzo è scrittrice, sceneggiatrice e regista, televisiva e di cinema. Il suo secondo lungometraggio, El niño pez, presentato all'ultimo festival del cinema di Berlino, è tratto dal suo primo romanzo, del 2004. Un piccolo botolo racconta, a Buenos Aires: una grande casa abitata da uno scrittore famoso, chiuso in sé e nella sua scrittura; sua figlia, Lala, ragazza adolescente; la madre, svanita nello studio dei fiori di Bach, nel sogno dell'India; e Guay, cameriera paraguayana. Nella casa che sembra chiudersi su se stessa, baluardo d'ombra nella città distante e sconosciuta, Lala e Gauy si amano, di un amore feroce e nascosto. Partita la madre per l'India, il padre, che raramente emerge dal suo studio, molesta la cameriera, e Lala lo uccide. Segue la fuga di Lala, il carcere per Guya, e l'incontro con le leggende del lago Ypacaraí, il passato rimosso, la città contemporanea e le voci del passato. Intorno un confronto aspro e serrato che è di classe, di memoria familiare, prima che individuale. Forse un po' aprioristico, certo efficace. Scrittura di montaggio, che procede per elisioni, salti, evocazioni, si adatta al punto di vista canino con fatica, risultando il punto debole del testo nella sua disarticolata composizione. Spesso si fatica a seguire nel dettaglio il succedersi degli avvenimenti. Eppure rende bene la cecità selettiva dell'adolescenza, la forza squassante della passione vissuta in modo totalizzante, anche perché la prima, la sola, che abolisce la prospettiva temporale perché ancora isolata in una vita che non ne comprende altre. Puenzo compone un testo che non spiega mai niente (in questo ben aiutato dall'io narrante canino), ma che gronda immagini plastiche; molto attenta all'aspetto visivo non è fedele allo sguardo raso terra del cane, ma lo amplia e moltiplica su piani spaziali sempre diversi, inseguendo una coerenza compositiva d'insieme più che tratto a tratto. Come capita, un libro non riuscito, ma dalla forza persistente.
Federico Novaro
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