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Ho iniziato la lettura di questo libro con molto entusiasmo e l’ho finita con un po’ di fatica. Long story short, seguono commenti positivi e negativi (anche se ultimi più numerosi): Inizierei dicendo che difficilmente Emmer si poteva aspettare che questo libro lo leggerebbe una persona che non ha mai avuto a che vedere con matematica. Se poi queste persone studiano architettura (ed è una probabilità altissima) rimangono deluse ancora di più poiché la parte che riguarda direttamente questa professione si trova solo alla fine e in poche pagine. Un’altra obbiezione all'autore, al livello del contenuto, va sicuramente fatta perché i primi due capitoli sembrano quasi un'interpretazione pura di Flatland che a dire la verità mi sembra eccessiva. Se volessi essere ancora più pignolo, potrei dire che l'impaginazione dei testi e delle rispettive foto sui fogli peggiora ulteriormente la lettura continua di questo testo non ’leggero'. D’altronde in PositivLandia sono successe alcune scoperte belle e importanti. Anche se non del tutto sconosciuto, capitolo Matematica, Cubismo e Futurismo, è quello che mi è piaciuto di più. Parla di conseguenze di questa ricerca sulla quarta dimensione nelle arti. Come la crisi nella pittura figurativa si è trasformata in un prodotto ‘strano’, nuovo, e a distanza di un secolo, possiamo dirlo tranquillamente uno dei movimenti artistici più fecondi. Summa summarum devo ammettere che dopo la prima visiovisione della copertina e la lettura di prefazione mi aspettavo un po’ di più. Anche perché il libro è stato pubblicato nel 2003. E la ricerca nel campo dell'architettura che gira intorno al Mathland si era avviata da un po’ di tempo. Però forse e proprio quella, una delle crisi maggiori della società informatica e informazionale: il fatto che tutte le cose in generale perdono la loro attualità in tempi sempre più brevi.
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