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Apprezzato dal Metastasio, lodato dal giovane Foscolo, stimato da Carducci, il riminese Aurelio de’ Giorgi Bertola (1753-1798) fu letterato e saggista di notevole levatura. Ma accanto a questa attività ufficiale egli nascose e coltivò per tutto l’arco della sua vita un imbarazzante “peccato di gioventù”. Nel 1776 infatti, mentre era ancora monaco olivetano, aveva pubblicato a Siena un volumetto di poesie e di prose erotiche, che fece grande scandalo. Nel libriccino “proibito”, il Bertola aveva raccolto 38 sonetti, 8 prose e 4 canzonette, tutte ispirate all’amore e al godimento sensuale, in nome di una filosofia smplice: liberare i propri istinti naturali e viverli con la massima naturalezza, allo scopo di cavarne il maggior godimento possibile.
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