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Giuliano della Rovere (1443-1513), nipote di Sisto IV, divenne papa nel 1503, assumendo il nome, carico di significati, di Giulio II: dietro questa scelta si celava infatti una “volontà di potenza” quale la Chiesa non aveva forse mai conosciuto, tanto che il collegamento con Giulio Cesare non parve, alla luce dei fatti, per nulla peregrino. Uomo collerico, infaticabile, autoritario, dedito in gioventù (e anche dopo) ai piaceri della carne e della tavola, ma di grande intelligenza, Giulio II è passato alla storia con l’epiteto di «papa terribile». In effetti, la sua condotta suscitò scandalo persino tra i suoi contemporanei, per altro abituati dalla curia a romana ad ogni genere di vizio e di eccesso. Egli non esitò infatti a lasciare croce e tiara per indossare corazza e spada, e marciare alla testa di un esercito contro i suoi nemici, primo fra tutti Cesare Borgia. Lo vediamo quindi organizzare continue campagne militari, sottoponendosi a pericoli e disagi di ogni tipo, pur di raggiungere con la forza (l’unico mezzo che gli pare veramente efficace) i suoi obiettivi: domare le città ribelli di Perugina e Bologna, piegare l’orgoglio di Venezia e Napoli, scacciare i Francesi dall’Italia, esaltare infine al massimo il potere temporale e sovrano della Chiesa, onde farne il perno della politica europea del tempo. Sullo sfondo del difficile passaggio dal XV al XVI secolo, la presente biografia ricostruisce con freschezza e vivacità l’intera vicenda di questo papa “guerriero”, ambizioso, spigoloso – eppure sensibile ai valori dell’arte: chiamò infatti a Roma Michelangelo, Raffaello, Bramante –, odiato quanto ammirato, capace in ogni caso di assurgere al ruolo di grande protagonista della storia sociale e politica del primo Cinquecento.
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