Ritratti. Ediz. illustrata

In alcuni casi l'anima di chi viene ritratto emerge chiara, senza minimi veli o nascondimenti. E' il dono di saperla cogliere da un ghigno appena accennato, dal modo in cui slitta un sopracciglio, da quel mezzo istante preciso in cui un millimetro di labbra lascia scappare qualcosa. Ed eccolo lì, fissato nell'immagine. Altre volte, come una penombra difficile da affrontare, arriva chiara pur nella nitidezza del volto come una linea di mistero, sfuggente e imprendibile, una luce chiusa dagli spigoli di un carattere, dai tagli del un passato, o dal forte controllo di chi è lì in posa e vuole che nulla si apra del proprio dentro. Difficile parlare di un libro fotografico, ma queste paginette stracolme di profili eccelsi sono a tratti lunghi romanzi di un destino. C'è in esse di tutto, da vanità irrimediabili a timidezze magnifiche, da inquietudini in ricerca a grandi naturalezze. La galleria dei personaggi è un appello di miti senza tempo: Schonberg sembra azzannare l'obiettivo con occhi quasi famelici, Iris Tree pare consegnarsi senza tremori, poi un Joyce pensoso, un Hemingway virile, un Cocteau e un Giacometti quasi gemelli, fino al viso leggendario e "mancato" della Marchesa Casati, peraltro dalla medesima adorato. Alla presa interiore sembra invece sfuggire il nobile contorno di Stravinsky, del quale Man Ray scrive: "Un caso in cui in un ritratto non si scorge quello che è l'uomo e quello che ha fatto. I baffi e il vestito costituiscono ostacoli supplementari". Mentre la distesa posa di Satie contiene già nei percorsi somatici un senso di fiducia amicale che non tarda a farsi immediato. Le soluzioni sono a volte veri esperimenti, suggestioni inventive davvero brillanti; l'ombra sfumata accanto a una pregnanza quasi scultorea (penso al volto di Brancusi). E gli ultimi due scatti a chiudere questa carrellata con un Picasso ragazzo a cui non serviva nessuna ispirazione per creare. Aveva già tutto nel suo istinto. Libro speciale, la sobrietà dell'eleganza visiva.