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La rilettura di Pietro Pomponazzi, qui proposta, muove dalla precisa scelta teorico-storiografica di considerare centrale il plesso dei problemi legati alla teoria della causalità, al nesso uomo-mondo, alla riflessione sull’ordo esemplaristico dell’universo, nell’intento di sottrarre il pensatore mantovano alla sua collocazione nelle correnti dell’ateismo e del libertinismo, senza cedere di conseguenza all’ipotesi ermeneutica della diffusione clandestina dei suoi ultimi scritti. Proprio l’ampio spazio storico-teoretico accordato al tema della causalità ci consente di confermare l’idea che il percorso intellettuale di Pomponazzi sia stato caratterizzato, fin dagli anni padovani, da una solida unità speculativa interna: dall’ontologia e psicologia materialista del De immortalitate animae, alla dialettica stringente tra la causalità intellettuale di Dio e delle Intelligenze attraverso la mediazione operata dai corpi celesti, alla stessa causalità astrologica fonte e principio, nel De incantationibus, dell’opzione critica antimiracolistica e antidemonologica, alla complessa strategia teorica proposta nello snodo problematico che caratterizza il passaggio dalla causalità naturale al fato. La distanza, che ci separa ormai dalla desueta concezione storiografica che fissava il filosofo mantovano nell’immagine di un autore empio ed ateo, può costituire la premessa per rileggere senza prevenzioni o pregiudizi una figura senza dubbio centrale nei percorsi della tradizione critica dell’aristotelismo.
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