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scheda di Stafutti, S. L'Indice del 2000, n. 09
Il volume offre un quadro chiaro e sintetico del dibattito intorno al problema del male nella Cina classica, presentando le posizioni delle diverse scuole di pensiero e fornendo la traduzione dell'opera del discepolo di Confucio Xunzi (III sec. a. C.). L'interesse di Scarpari per il dibattito sulla natura umana nella Cina pre-Han è testimoniato già dal volume La concezione della natura umana in Confucio e Mencio (Cafoscarina, 1991) e ha coinvolto anche giovani studiosi formatisi nell'ateneo veneziano, come ad esempio Attilio Andreini (Il pensiero di Yang Zhu (IV sec. a C.) attraverso un esame delle fonti cinesi classiche, Edizioni Università di Trieste, 2000). La prima parte del lavoro di Scarpari analizza il problema del male nelle concezioni elaborate dalle diverse scuole filosofiche: taoisti, individualisti, moisti, legisti e confuciani. Particolare attenzione viene riservata all'opposizione, vera o presunta, tra le posizioni di Mencio e quelle di Xunzi, che la tradizione ha esemplificato attribuendo al primo la convinzione che la natura umana fosse buona e al secondo la convinzione opposta. Scarpari dimostra come le due posizioni non rappresentino altro che due modalità distinte di interpretazione del pensiero confuciano, certo non così distanti da giustificare il marchio di eterodossia con cui Xunzi venne bollato in epoca Song (X-XIII sec.). Negli anni settanta di questo secolo, in piena rivoluzione culturale, Xunzi viene invece letto come sostenitore del progresso contro la tradizione oscurantista rappresentata dai seguaci ortodossi di Confucio, il cui pensiero è interpretato in termini di mera funzionalità all'ideologia dominante e al potere dei latifondisti.
S.S.
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