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recensione di Lanfranco, C., L'Indice 1998, n. 5
Frutto del lavoro di ricerca del gruppo Parola di donna del Giardino dei Ciliegi presso l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, questo minuscolo libro raccoglie una buona scelta di tre epistolari che risalgono al termine del secolo scorso. Si tratta delle lettere che tre giovani donne hanno inviato ai loro uomini, fidanzati dapprima, mariti e padri dei loro figli poi, in occasioni di lunghe e forzate assenze. Sottolineano le curatrici il carattere assolutamente privato di questi scritti, che non hanno altro scopo che la comunicazione intima con una persona cara e utilizzano un linguaggio piano e parlato; e notano ancora che proprio nel discorso d'amore la voce femminile si fa sentire, si esprime su carta, rinuncia al silenzio. Le tre giovani appartengono a ceti e realtà differenti: Eufrosina Serventi, che fra 1870 e 1874 scrive al fidanzato che frequenta a Modena l'Accademia militare, creerà con il futuro marito una fiorente cereria; la veronese Eugenia Grego, nata da famiglia di banchieri e fidanzata con l'avvocato modenese Leonello Castelbolognesi, vive la monotona vita di giovane dell'alta borghesia, senza desiderio alcuno se non quello di essere amata dal fidanzato, cui scrive due volte al giorno; Caterina Janutolo, contadina vercellese, scrive fra 1888 e 1903 ottanta lettere al marito emigrato in America, ottenendone qualche episodica risposta e alcuni fugaci ritorni. Proprio l'epistolario di Caterina si distingue per numerose particolarità: in primo luogo per l'eccezionalità di una contadina in grado di scrivere, poi per il diverso peso di Caterina nella gestione della vita familiare. Caterina lavora nei campi, va per legna e fascine, alleva i figli da sola, sbroglia questioni familiari e di denaro e, dopo anni di scrittura a un marito assente e distratto, non nasconde la propria stanchezza e delusione. Le altre due giovani, in particolare Eugenia, non sembrano vedere altro sul loro orizzonte che l'ombra evanescente dell'amato, e le loro stesse lettere poco altro riportano se non qualche passeggiata, il lavoro al telaio, le chiacchiere con le donne di famiglia, e la scrittura poco altro fa trapelare se non espressioni di nostalgia, la trepidazione dell'attesa di una lettera: un panorama minuscolo, ristretto fra le imposte di una finestra.
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