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Il titolo suggerisce immediatamente l'intento dell'autrice, che nella premessa scrive: "Sconfinare, un verbo per indicare la dimensione del movimento e che si riferisce ad un atto di trasgressione". I saggi riuniti in questo volume danno corpo e voce a un percorso attraverso la letteratura delle donne tedesche dal Settecento a oggi. Calabrese esplora le modalità autonome e conflittuali con cui le scrittrici si sono confrontate con il sistema simbolico patriarcale che le annullava inglobandole in una silente neutralità. Si parte dunque dal primo Bildungsroman femminile del Settecento di Sophie von La Roche per arrivare alle giovani scrittrici tedesche, passando attraverso la scrittura di Luise Gottsched, Rahel Varnhagen, Pauline Wiesel, Ida Pfeiffer e Ida Hahn-Hahn, Fanny Lewald, Christa Wolf. Kathrin Schmidt, Judith Hermann, Inka Parei, Monika Maron, Elke Naters sono le giovani scrittrici tedesche di cui si occupa l'autrice. "Orfane di utopia, abbandonate dalle grandi ideologie, si rivolgono essenzialmente alla faticosa conquista del quotidiano, al tentativo di dare senso al momento e alle azioni di tutti i giorni". La loro indagine rifiuta i grandi sistemi, non escludendo però "ammirazione o riferimenti anche espliciti alle 'madri', prima tra tutte Christa Wolf". Tutte cercano di tracciare una nuova personale topografia letteraria della Berlino del dopo 9 novembre 1989, contrapposta alla capitale del futuro che si realizza sotto i loro occhi. Nel complesso si tratta di scrittrici, da Sophie von La Roche a Elke Naters, che non hanno "autentici modelli", come si legge nell'epigrafe tratta da Wolf, e questo "costa tempo, giri viziosi ed errori, ma non necessariamente è solo uno svantaggio". Non è uno svantaggio perché in questo movimento dello sconfinare, nello spazio e nel tempo, in questo continuo "attraversamento della scrittura maschile" si aprono prospettive nuove, nuovi paesaggi e si intessono relazioni significative. E i frutti di questi spostamenti si possono cogliere, ad esempio, in L'ombra di un sogno e Nessun luogo da nessuna parte, opere in cui Christa Wolf dà corpo a un intreccio di tematiche che segnano la necessità di stabilire relazioni con donne del passato e, attraverso queste ricostruire frammenti della propria identità. Così come ha fatto anche Hannah Arendt scrivendo la biografia di Rahel Varnhagen. Dunque, "sconfinare" inteso come dinamicità di un processo che, pur radicandosi in una tradizione consolidata di studi, affronta il rischio di avventurarsi in territori sconosciuti. Come scrive Calabrese, che per rintracciare e offrire i testi prodotti da queste donne "ha abbandonato sentieri tracciati, ma il piacere della (ri)scoperta si è accompagnato con l'arduità dell'impresa: ogni nuovo traguardo ha aperto inevitabilmente orizzonti più ampi. Il mio non può che essere un piccolo contributo alla costruzione già ben avviata ma ancora in corso di una visione della letteratura (e della cultura) più ricca e problematica, ridisegnata sulla base del due".
Luisa Bistondi
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