L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2010
Promo attive (0)
Forma di orazione mentale, in cui l'anima attraverso l'attenta considerazione di tutto quanto possa muovere la volontà al bene e al fervore della vita spirituale, la meditazione, come è noto, è pratica comune a tutte le religioni. Nell'Islam, il Corano fa perno nelle sue ammonizioni sulla necessità di meditare per scoprire i segni (âyât) di Allâh nel creato, nella storia e nell'uomo stesso . La tradizione profetica (sunnah) non manca di consigliare la meditazione e di metterne in risalto i meriti. Presso i sûfî il fikr, o meditazione, viene abitualmente messo in rapporto con il dhikr, o recitazione giaculatoria dei nomi di Dio. Nell'esercizio del fikr il sûfî si concentra su un soggetto religioso e medita "secondo una concatenazione di idee o un susseguirsi di evocazioni che egli interiorizza e rivive"; nell'esercizio del dhikr invece, concentratosi sul soggetto, egli ne ripete continuamente il nome, dapprima verbalmente e poi interiormente e "lascia che il campo della coscienza si annienti" in esso . Gli autori precedenti ad al-Ghazâlî, pur esortando alla meditazione ed elogiandone i meriti, sembrano essere stati restii a trattarla. Per quanto mi risulta, il primo a scrivere sull'argomento è stato il noto sûfî Ibn Abî 'd-Dunya (m. 281/894) nel suo Kitâb at-tafakkur wa'l-i'tibâr, "Libro della meditazione e della considerazione", purtroppo irreperibile. è sorprendente il fatto che le più celebri opere di Sufismo, quali il Kitâb at-ta'arruf di al-Kalâbâdhî (m. 385/995) , il Qût al-qulûb di Abû Tâlib al-Makkî (m. 386/996) e la Risâlah di al-Qushayrî (m. 465/1074) , non dedicano alcun capitolo al fikr, ma si dilungano invece sugli stati mistici (ahwâl) e sul dhikr. Questa lacuna trova conferma nelle parole dello stesso al-Ghazâlî che all'inizio del suo libro così si esprime: "La maggior parte degli uomini pur avendo conosciuto il merito e il valore della meditazione (fikr), hanno ignorato la sua vera natura e i suoi frutti, donde essa prende inizio e dove può arrivare, qual è la sua via e quale ne è il campo, quale il metodo e quale il modo [di compierla] e non si è mai insegnato come, su che cosa e perché si debba meditare..."; e più appresso, dopo aver riportato quanto i dotti riferiscono sui meriti della meditazione, rivela che nessuno di loro "s'è mai curato di parlare della reale natura di essa e di spiegare come debba farsi ". Il Kitâb at-tafakkur costituirebbe pertanto, a dire dello stesso al-Ghazâlî, la prima esauriente trattazione del fikr, e certamente, aggiungiamo noi, data la personalità del suo autore, la più importante della letteratura religiosa arabo-islamica....
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore