Per le vie e altre novelle lombarde

Le novelle milanesi di Giovanni Verga, di solito trascurate a scuola, sono molto interessanti, e alcune anche assai belle (Camerati, Semplice storia, L’ultima giornata). Certo, qui la monotonia non è più quella, sublime, del romanzo corale, ma si tinge del piombo della desolazione; è però ragguardevole la capacità di dislocazione del punto di vista, grazie a cui Verga, qui assai prossimo a Zola, mostra la pervasività dei condizionamenti economici: il portato cruciale delle trasformazioni della modernità in un momento in cui si costruiva il mito di Milano come capitale morale, e si produceva invece una società di esclusi incapaci di un minimo di solidarietà. Non ultimo pregio del libro: dopo la lettura di queste novelle si tornano a leggere i romanzi e le novelle di argomento siciliano con un’ottica più approfondita e consapevole, ritrovandoci un lessico e una sintassi più coerenti e convincenti, ma molti punti di contatto nelle tecniche di costruzione di un realismo all’altezza delle cime francesi.