Le valigie di Ingres. Congedi dall'ultimo secolo

Ingres, vecchio, preparò le sue valigie per presentarsi pronto al congedo. In quel gesto, in fondo, c’era tutta la fierezza dell’estetica ottocentesca, persuasa che la bellezza fosse gravida di futuro. Tutt’altro è il sentimento del tempo che ci accompagna nel prendere congedo da quel Novecento che è stato definito il secolo della distruzione, sigillato dall’11 settembre e per il cui stomaco è passata la fine della modernità, il tramonto delle ideologie, la «morte dell’arte». Eppure i segni per una pars construens ci sono. Lo dimostrano queste pagine che, come nel «bagaglio a mano» dove si raccolgono di qua e di là gli effetti che hanno il tempo lungo di una vita, sono intessute dalla trasversalità dei linguaggi, degli stili, del procedere ora lineare ora diacronico. Saggio, ma anche racconto, dove l’arte è quasi il pretesto per un discorso di carattere antropologico e la riflessione si arricchisce con affondi molto larghi nel passato, retrocedendo anche di qualche secolo su argomenti e artisti che sono stati al centro di un dibattito o di una riscoperta nel Novecento, diventando in tal modo dei «contemporanei». Dai frammenti della «distruzione» prende così forma un nuovo orizzonte di «classicità» i cui temi sono lì, nel secolo appena trascorso, e che raccolti «in valigia» divengono gli effetti personali con cui andare a vivere in quello nuovo.