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Il lettore comune non di rado osserva con una certa diffidenza i testi di carattere didattico. Talvolta però un più attento sguardo permette di scoprire un bel testo come quello di Tolomelli, in cui, con stile piano, ma mai banale, e accurati riferimenti critici, l'autrice svolge un'analisi sintetica quanto esaustiva della storia sociale dei mezzi di comunicazione di massa. Affrontando una subdisciplina nel complesso ancora agli albori, il libro si apre con un profilo storico in cui, con attenzione sia per i contesti storici sia per le dinamiche sociali, si approfondisce il legame tra la nascita della società di massa e i mezzi di comunicazione. Stampa, radio, cinema e televisione, con un ultimo fugace riferimento al mondo del web, sono poi le sfere lungo cui si dipana il lavoro di Tolomelli, che ne descrive sviluppo e influenze con riferimento sia alle innovazioni tecnologiche (grazie anche ad alcune schede di approfondimento di rara chiarezza), sia alla loro storia, con particolare riferimento agli usi politici dei media da parte dei regimi di Mussolini e Hitler, sia, infine, alle opinioni critiche provenienti dal mondo intellettuale. Questa sezione si conclude poi con un'utile bibliografia ragionata degli studi di storia sociale delle comunicazioni di massa. Dopo un'appendice cronologica che spazia dall'invenzione del telegrafo alla fine degli anni novanta, l'autrice presenta quindi una ventina di documenti, ognuno corredato da una breve introduzione e da un apparato di "chiavi di lettura". In questa sezione sono radunati alcuni classici del dibattito sull'opinione pubblica e sulla propaganda Tarde, Lippmann, Lasswell, i francofortesi, Bourdieu e una raccolta di voci che hanno accolto con entusiasmo (Marinetti), con timore (Gramsci, Brecht) o, in ogni caso, con spirito critico (Eco) l'avvento dei vari mezzi di comunicazione di massa.
Francesco Regalzi
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