L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La bellezza è votata alla caducità ed è dunque destinata a morire: non c'è possibilità alcuna di conservarla intatta. E' essa una grande forza, ma allo stesso tempo è anche una inquietudine e una maledizione, e per questo preciso motivo 'tutta la bellezza deve morire': non c'è altra alternativa, il suicidio diventa per la bellezza l'unica rimbaudiana àncora di salvezza. Con Tutta la bellezza deve morire, Luigi Pingitore consegna alla critica più esigente e ai lettori tutti un romanzo esemplare, un 'paradiso perduto' che è la Letteratura auspicabile. L'Eden amalfitano, che l'autore dipinge attraverso un bruciante disegno di emozioni, è 'l'inizio della fine', è scelta volontaria verso un eterno esilio. Per il lettore contemporaneo sarebbe peccato davvero assai grave non leggere Pingitore e la sua bellezza.
Era dal 2006, cioè dalla pubblicazione di Gomorra di Roberto Saviano che Napoli o, per meglio dire, una prospettiva napoletana (sentimentale e stilistica) non irrompeva nella letteratura italiana. Come Saviano, anche Luigi Pingitore è uno scrittore vitalistico e "creaturale" céliniano il primo, nietzschiano il secondo), e anche lui, come Saviano, è figlio di quella ricca nidiata di scrittori partenopei nati negli anni '70 (ricordiamo almeno, tra gli altri, Antonella Cilento, Rossella Milone, Massimiliano Virgilio, Angelo Petrella, Davide Morganti, ecc.);giovani scrittori che, dopo la stagione dei Rea,Compagnone,Prisco e La Capria, e dopo l'affacciarsi sulla scena di scrittori più giovani quali Montesano, Arpaia, Franchini e De Silva, hanno brillantemente tenuto in vita e rilanciato - benché universalizzato - uno sguardo "da Napoli". Tra questi giovani scrittori, Luigi Pingitore è sicuramente il più talentuoso, il più "maudit", quello con lo sguardo più estremo, più estetizzante, più letterario (ovvero meno compromesso con l'analisi dei mali di Napoli); e dunque è, tra tutti i suoi coetanei, il meno politicizzato, il meno "engagé", il meno sociolo- gico, muovendosi brillantemente tra cinematografie americane alternative, sperimentalismi poetici, "liquidità" moderne ed estetiche solari e vitalistiche. Il suo nuovo romanzo, Tutta la bellezza deve morire (Hacca, 300 pagine, 14,00 euro), conferma in pieno la profonda immaginazione mitopoietica di Pingitore, la sua attitudine a creare miti e a soccombervi... Pingitore è scrittore crudele, perché non dissimula una vitalistica mitologia del sole, del mare e della giovinezza - finanche intrisa di nostalgia e di sentimentalismi adolescenziali - che infine strozza con la morte di questi giovani, tutti volontariamente esposti in una posa di rifiuto della vita, d'infelicità immedicabile, di suicidio come esito del massimo della forza, giammai della debolezza... Andrea Di Consoli
La scrittura di Pingitore è straordinaria, imperfetta nella sua perfezione, è altrove, come il "Paradiso" di Vargas Llosa. Un romanzo che corre risalendo da Vietri a Positanto, passando da Erchie, Cetara, Minori. Qui Pier, Dario, Liv, Luca, Silvia quel mare lo vivono ogni giorno di un'estate che è distanza dal mondo, che è paralisi della vita, ma esaltazione delle emozioni, eco di pensieri che non riescono ad emergere. Sono adolescenti persi nel mistero di un'esistenza immobile arenata in "un punto estremo del mondo", alla soglia di un mare in cui tuffarsi e perdersi per non sentire quel troppo rumore intorno, alla ricerca di un senso, di una risposta a giorni scanditi da un tempo senza pareti. Le domande del diciannovenne Pier si portano dentro la disperazione del silenzio, quello che avvolge la scomparsa della sua ragazza Francesca, quello che accompagna il cammino della madre alla tomba di suo padre, quello che si alza tra lui ed il mondo che non è Loro. Arthur Rimbaud, con i suoi versi che sono l'annuncio della fine, fa da sottofondo poetico a giornate che non sanno dove andare, che si compongono al momento, che a fatica stanno in equilibrio sul filo teso dell'orizzonte. La vita dei giovani fragili e perduti di queste pagine si intreccia con quella del più che trentenne Rudy, disilluso e distante, orfano della Bellezza degli anni andati e non vissuti; con Alessia, creatura di un altro mondo, quello fuori dalla costiera, di passaggio in quella follia di giorni lanciati nel vuoto; con Ezra, sulle tracce di una figlia persa da anni e ritrovata nei segni di un luogo che "non era solo immagine". Luigi Pingitore ha scritto un romanzo che è poesia pura ed in cui ho amato perdermi. E' uno di quei libri che, se glielo permetti, ti entrano dentro e fanno anche un po' male.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore