Dante era uno scrittore fantasy. Vampiri, lupi mannari, elfi, draghi e altre cosette ovvie per i lettori medievali della commedia

Finalmente la Commedia vista con un altro paio d'occhiali. Questo è ciò che viene in mente leggendo questo libro. È sempre rischioso approcciarsi a un'opera eterna, non solo per il posto che occupa nella letteratura ma anche per l'apparato di interpretazioni, ricerca e critica che ha sviluppato nel corso dei secoli e che spesso ha assunto esso stesso la connotazione di "inviolabile". L'autore però qui riesce benissimo a mettere in evidenza dettagli probabilmente del tutto nuovi, o comunque non presi prima in considerazione dalla critica ufficiale, senza mai commettere "atti impuri" ma anzi, rilevando una conoscenza approfondita e una sincera passione per il Poema. La leggerezza, da intendersi nella sua migliore accezione, è il tratto vincente: uno stile di scrittura chiaro e fluido che spezza la verbosità che troppo spesso contraddistingue i saggi di critica. Dario Rivarossa, assieme a tanti spunti di riflessione o approfondimento, riesce anche a farci un regalo impagabile: sorridere, grazie a un'ironia elegante e irresistibile. Interessanti anche gli appunti di viaggio in forma grafica della seconda parte del volume, abbozzi di idee, schizzi su fogli quadrettati. Forse sono nati in un treno iperveloce o forse in un vecchio convoglio che non riesce a stare al passo coi tempi, ma si può immaginare una carrozza piena di trilli di mobile phone e altre moderne diavolerie e una persona intenta a dare nuove forme ad antichi diavoli. Un altro modo per celebrare l'immortalità della Divina Commedia.