Ti prendo per mano

Un bel romanzo d'evasione. Lo consiglio a tutte le mie amiche.

Libro autobiografico, anche se sono cambiati i nomi. Una bellissima e dolorosa esperienza di vicinanza ad una madre malata in fase terminale. Molto fluido il linguaggio, si legge con piacere.

Non so perchè l'autrice abbia scelto di romanzare una storia che è in realtà molto autobiografica, come può facilmente dedurre chiunque abbia l'età anagrafica giusta per ricordare la saga internazionale della famiglia Power-Christian. Forse qualche ingiustificato timore di critica. Ingiustificato perchè si tratta di una bellissima storia, scritta efficacemente in forma di diario, che riporta ''prepotentemente'' alla luce, nell'epoca degli ''uteri in affitto'', la centralità esistenziale del rapporto madre-figlia, inteso più che mai come ''rapporto biunivoco'' dove i ruoli possono a volte anche scambiarsi per amore. Non contano più le differenze di carattere, forse le difficoltà a parlare con una figlia che assomiglia a un padre che aveva amato con passione ma con il quale c'era stata difficoltà di dialogo. Non conta l'ingerenza ''distruttiva'' nel rapporto di un genero (Roger nel libro) che si sente Dio e giudica indegna una suocera tanto diversa da lui culturalmente (atteggiamento veramente poco cristiano). Quando la vita ti mette al muro, di fronte alla malattia e alla morte, conta solo la potenza rigenerante dei sentimenti che le due donne provano comunque l'una per l'altra secondo le proprie possibilità e sensibilità, perchè il mondo grazie a Dio è vario.