L' uomo che sognava i cavalli. La leggenda di Sandro Penna

Questo libro è un capolavoro; i meriti vanno a Sandro Penna, ma anche all'autore; lo paragonerei al libro di Waiblinger su Holderlin. Ho letto un'altra biografia su Penna che restituisce un'immagine rimpicciolita di questo grande personaggio, e cosa ancora più insopportabile si sforza di conformarlo alla estetica borghese. Il merito maggiore è proprio quello di aver restituito l'unicità di questo grandissimo poeta e forse ciò può non piacere a tutti, soprattutto ai borghesi.

Il libro mi è piaciuto, soprattutto nelle parole dello stesso Penna, che parla di se edei suoi amici)la Morante, la Ginzburg, Moravia, Pasolini e della sua quotidianità...

Il mito Sandro Penna è stato alimentato, più che dalla sua poesia, dal suo stile di vita. Ma con questo libro si esagera, senbra di guardare dal buco della serratura gli ultimi anni di Penna. Anni non più scanditi dai suoi versi, ma da un dolore non sedato dagli psicofarmaci. Almeno sembra dalle prime pagine, perché poi ho interrotto la lettura. E' ora che esca un libro su uno dei più grandi poeti del Novecento italiano (il più grande?)che parta dalla sua poesia e non dalla sua omosessualità o, peggio ancora, dai pettegolezzi di un vecchio. Biordo