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Un paesaggio può nascere da qualunque cosa, sembra abbia detto una volta Martha Schwartz. È l'idea base del concettualismo paesaggista di cui Avant Gardeners fissa lo stato dell'arte. Una cinquantina di progettisti. Un'ottantina di lavori Una prefazione della stessa Schwartz e un'insieme di testi esplicativi su nozioni chiave: concept, storia, natura, materiali, scena, psicotopia. Sino a fissare una mappa delle "massime per un approccio concettualista all'architettura del paesaggio". Un po' provocatorie. Quel tanto che basta.
Ma che cos'è un paesaggio concettualista? Una pratica di progettazione varia, come mostra il catalogo. Che lavora sul rapporto tra l'idea di trasformazione del sito e l'universo delle possibili reazioni del visitatore o del passante. Nei casi migliori, innesca una pratica raffinata di allusioni e di evocazioni che prendono distanza dalla tradizione romantica dell'estetica urbana, come dalle trasparenze e dalle linearità dell'approccio moderno. L'attacco al moderno si risolve in nuove derive emozionali. In una sorta di generale sdrammatizzazione. Piazze, piccoli parchi-gioco, promenade, vere e proprie installazioni all'aria aperta in ambito urbano. Sistemazioni costruite sul colore (spesso intensificato dall'illuminazione notturna), sull'uso dell'acqua, sui materiali: impalcati di legno, lastre di pietra, asfalti colorati, materiali artificiali riciclati. Torna l'idea della promenade architecturale, l'attenzione agli scorci, ai punti di vista, l'insistenza sulle atmosfere, qualche volta sulla modellazione termica e sulla ridefinizione del micro-clima. Si dichiara attenzione al luogo e intenzione di aumentarne la capacità evocativa. Il progetto dello spazio pubblico diventa provocatorio e polisemico. Le ricerche sui materiali invitano il visitatore a entrare in un mondo contemplativo fatto di colori e sensualità. Il progetto si risolve in una pratica seduttiva entro la quale il rapporto con la società si è disfatto degli enormi sforzi della pedagogia a vantaggio di aspetti ludici. In altri termini, il fine di molti progetti di spazio pubblico non è unicamente riconducibile alla necessità di attrezzare luoghi, ma suscitare qualcosa di più brillante, emozionante, dinamico e compromettente. Appunto una seduzione diffusa e gradevole.
Questi nuovi progetti, attraversati da curiosità, nevrosi, fobie, costruiscono un rapporto controverso con la natura, a partire dalla convinzione che sia utile far risaltare l'implicita artificialità di ogni interazione tra l'umano e la natura: definire "naturale" il paesaggio creato dalla mano umana è dare prova di ottimismo. O di malafede. Il vero bersaglio, anche in questo caso, è il paesaggio romantico. L'idea che la natura sia un rifugio. Ma il punto è controverso. L'antologia mostra atteggiamenti diversi. Dall'invettiva contro le fantasie pastorali e la pace rurale, alla limitazione dell'uso di piante a favore di materiali artificiali (plastica e vetro), a posizioni più caute che cercano ancora ispirazione nei grandi paesaggi naturali. Laddove ci sono, come in Australia. Dall'adesione a temi ecologisti, al loro uso strumentale, al fine di ritrovare in essi la possibilità di rapportarsi ad altre culture e saperi del progetto. Quelle dell'architettura in primo luogo. C'è veramente un po' di tutto.
Se il rifiorire della tradizione romantica dell'estetica urbana ha il carattere evocativo di una società ordinata, il concettualismo paesaggista amplifica la riconoscibilità del luogo, il suo apprezzamento potenziale, non necessariamente la sua socialità. Il carattere ambiguo dei nuovi spazi pubblici è che non solo sono esteticamente potenziati, ma, spesso, socialmente depotenziati. Con buona pace di tanti ragionamenti sul nuovo carattere pubblico dello spazio pubblico. Si è soliti associare lo spazio fisico scarsamente significato alla disattenzione sociale, cioè alla condizione per la quale l'unico dato relativo a coloro che non si conoscono è mantenerli nella condizione di sconosciuti. Questa relazione è troppo semplificata. Anche spazi fisici fortemente significati a mezzo di colori, luci, materiali possono amplificare la disattenzione sociale. Poiché orientano altrove l'attenzione. Ma anche ed è questo il punto rilevante perché inducono a trasformare la presenza di altri in una parte dello spettacolo. Una ricca scena urbana. Affascinante ed emozionante. "Sul piano estetico, lo spazio urbano ha scritto Bauman è uno spettacolo il cui valore ludico annulla tutte le altre considerazioni".
Cristina Bianchetti
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