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Tutto tranne l'amore - Giuseppe Di Costanzo - copertina

Descrizione


Sentimenti, ossessioni, amore che diventa odio, estasi e repulsione, odio che ridiventa amore. Un triangolo fatalmente destinato a macchiarsi di sangue. Ma chi ha ucciso? E perché? È stato un atto volontario o un tragico incidente? O la colpa è soltanto del destino? La lucida realtà più che ai protagonisti si manifesterà al lettore, unico testimone delle voci che raccontano, nello svolgimento in avanti e a ritroso del tempo. In una lingua scarna, veloce, essenziale Di Costanzo ha scritto un romanzo di dialoghi, drammatici, ironici, tragici, nel solco del registro espressivo che culmina in Ivy Compton-Burnett. All'autore più che il cosiddetto realismo nelle sue scontate mistificazioni e varianti neo e post interessa la potenza del narrare, che intercetta la realtà modificandola. Il romanzo si apre alla vita, scardinandone gli inganni, sbriciolandone le maschere, organizzando il caos, per dirla con Nietzsche, che ognuno di noi si porta dentro.
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Dettagli

2013
27 marzo 2013
140 p., Brossura
9788895797519

Valutazioni e recensioni

2,33/5
Recensioni: 2/5
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Maria Mipu
Recensioni: 1/5

Scandaloso. Il commento non si riferisce, naturalmente, agli inutilmente pruriginosi rimandi presenti in ''Tutto tranne l'amore'', quanto alla qualità di questo scialbo e troppo breve romanzo. Forse quarant'anni fa poteva essere considerato un caso, un'opera di rottura, oggi, nel 2013, appare, fin dal titolo, un tentativo ridicolo per attirare i lettori. Mi sembrano poi più oneste, almeno nelle intenzioni, operazioni come per esempio quelle della E. L. James, dove almeno al lettore è risparmiato il fardello di intellettualismi e citazioni ovvie e scontate. Povero Nietzsche! Comunque il problema di questo romanzo non sarà certo il numero di copie vendute visto che è utilizzato come libro di testo ''fondamentale'' (sic!) in un corso universitario tenuto, guarda un po', proprio dall'autore. Scandaloso.

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Giovanni
Recensioni: 4/5

Un romanzo molto apprezzabile sia per i contenuti sia per lo stile con cui è scritto, particolarità che lo rendono originale e da non perdere. La vera carta vincente è il talento narrativo di Di Costanzo e la forma scelta per la narrazione. La storia è un susseguirsi continuo di dialoghi tra i personaggi coinvolti. Non troverai la descrizione di un luogo o di un contesto, o di un tempo preciso. Tutto è narrato attraverso i dialoghi dei personaggi, sia nel qui ed ora dell'azione, sia nel là e allora di eventi passati legati alla storia. Una sorta di messa in scena teatrale, che sfugge però alle stesse regole dei testi del teatro. È una scelta che ammiro molto e per nulla facile da stendere su delle pagine bianche. Occorre trovare le giuste parole per far parlare i personaggi, occorre rispettare un ritmo dialogico che riesca a far comprendere al lettore chi sta parlando con chi. L'autore riesce a consegnare una storia che affronta temi delicati come la morte, la prostituzione e l'omosessualità, rinunciando al suo punto di vista e al suo giudizio di valore. Ogni valutazione è fatta dai personaggi e diventa dunque dei personaggi. Giuseppe scompare in uno sfondo lontano, impercettibile, rimangono solo il lettore, i protagonisti e le loro soggettività.Ultimo punto di forza, è il riferimento a Nietzsche. Cito un passaggio della quarta di copertina: Il romanzo si apre alla vita, scardinandone gli inganni sbriciolandone le maschere, organizzando il caos, per dirla con Nietzsche, che ognuno di noi si porta dentro.

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cesare
Recensioni: 2/5

un triangolo originale, lei , amante sia di lui che dell'altra , ricca e lesbica, un omicidio per gelosia, solo dialoghi, nessuna descrizione, un racconto breve neanche tanto esaltante.

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Recensioni

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Recensioni: 2/5
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Voce della critica

  Lui, lei, l'altra: forma consueta, il triangolo, nell'universo degli affetti, dove alla rotondità delle sicurezze si preferiscono spesso gli eccitanti spigoli dell'inganno. I personaggi di questa storia si lanciano, senza rete, nello scontro: fisico, verbale, emotivo. L'arena dove i conflitti prendono forma è un rapporto ambiguo, confuso, che non ha ancora capito come chiamarsi: sesso, passione o compassione. Lui, Mirko, è un imprenditore traffichino e discutibilmente magnanimo con le ragazze dell'Est: dal passato lo seguono ancora le ombre lunghe di qualche peccatuccio commesso per cattivo carattere, o vile denaro. Lei, Christina, è una prostituta romena dalla biografia tristemente ingarbugliata: dalla madre ha ereditato il mestiere più antico del mondo, dal padre, sconosciuto, neppure un'immagine sbiadita. L'altra, Eva, è una stimata professionista, anche se nell'infanzia nasconde una vicenda di fredda, sporca sopraffazione. Le loro "strade perdute" portano a Milano, poi Zurigo, in squallidi club dove si consumano rapporti fugaci di poche parole. Tutto tranne l'amore, ultimo lavoro di Giuseppe Di Costanzo, si dipana intorno a esistenze sbrindellate, e trova in questa frase, "l'amore è come la verità, non è mai puro e quasi mai semplice", il fulcro attorno al quale svilupparsi. L'autore insegna filosofia all'Università Federico II di Napoli, dividendosi tra il capoluogo partenopeo e Berlino: la sua scrittura, alternandosi tra i poli opposti del sentimento e della ragione, sembra trarre spunti dai caratteri delle due città. Perché questo romanzo, pubblicato dall'interessante casa editrice napoletana Ad est dell'equatore, oscilla come pendolo indifferente tra un'emozione vissuta fino allo spasmo e la sua parcellizzazione: che cos'è, come si quantifica, come si misura. Tra discorsi lividi e gesti rabbiosi, si consumano le ultime energie nel tentativo di raggiungere una parvenza di felicità: Mirko, Christina, Eva, tratteggiati in maniera asciutta, quasi non ci fosse altro da aggiungere oltre al frenetico dibattersi nel vuoto di aspettative, si fronteggiano per possedersi, per prevaricarsi, per non offrire appigli all'oblio. Tutto tranne l'amore è lucido resoconto di quel che sopravvive dopo che la tenerezza ha mostrato l'avvilita, autentica maschera: vicenda amara che mescola l'incolore solitudine del cuore al rosso della follia, compiuta quando la morte appare l'unica via d'uscita. Senza spazio per alcun lieto fine: e vissero (non tutti) piuttosto accontentandosi.   Caterina Morgantini

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