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Il peso specifico dell'amore
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Il peso specifico dell'amore - Gianluca Antoni - copertina
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Descrizione


"Il peso specifico dell'amore", neanche a scriverlo, è un romanzo d'amore. Amore a 360 gradi. Peter, alla soglia dei quarant'anni, è un potenziale suicida, se non fosse per la commessa di una valigeria, Denise, pazzoide e geniale, che lo costringe ad accompagnarla sul dirupo dal quale lui stava per gettarsi. Il romanzo entra a spirale nella vita di Peter: un matrimonio fallito, un lavoro fisso detestato, un grande amore rincorso, un talento sprecato e un lutto ancora cocente, quello del padre. Denise d'altro canto nasconde un dolore profondo che la spinge a voler "salvare" Peter con modalità tutt'altro che ortodosse. Intorno a loro orbitano numerosi personaggi, ognuno con una storia e i propri conflitti. E un cane, Paco, sempre in riserva sparata. Il romanzo sviscera le profonde contraddizioni dell'anima tra slanci iperbolici e cadute vertiginose, tra sogni e bisogni, tra ideale e reale. E un diario del passaggio all'età adulta, con l'accettazione dei propri limiti e la meraviglia di scoprirsi uomini imperfetti. Diverte, commuove, invita a riflettere ed è un'introspezione senza censure della psicologia umana, accresciuta e arricchita dell'esperienza dell'autore come psicoterapeuta.
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Dettagli

2012
24 ottobre 2012
306 p., Brossura
9788896506776

Valutazioni e recensioni

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maria
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Il libro mi ha divertita molto. L'ho trovato leggero, nel suo essere profondo, piacevole e mai banale. Fa ridere, fa piangere, e fa pensare. Ho trovato molte analogie con la mia vita, desideri ed avvenimenti me l'hanno reso familiare. Ho voluto molto bene a Peter, il protagonista della storia, come lui adoro i cani, forse più degli esseri umani, insomma tanti piccoli elementi, che mi hanno fatto trovare in piena sintonia con il racconto. Lo consiglio, direi un ottimo passatempo!

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Voce della critica

  Il peso specifico dell'amore è una particolare unità di misura emotiva, atta a controllare la distanza che separa ciascuna persona (definita "io") dall'ideale costruito in gioventù. "Io", infatti, è di solito affaticato, annoiato, imbrigliato nella triste quotidianità fatta di orari, scadenze, gesti ripetitivi: il suo perfetto alter ego, invece, costruito su sogni di gioventù e letture fatte in tenera età, sceglie senza errori la strada esatta, non sbaglia mai le frasi di circostanza e se possiede un talento sarà stato tanto abile da farne un punto d'appoggio per sollevarsi verso le nuvole. Pietro Stroppa, Peter per tutti, è un "io" da sempre: quarant'anni portati con delusione, lavora come burocrate al centro per l'impiego della città in cui abita, così tanto insoddisfatto che perfino il suo doppio è uno scrittorucolo fallito. È convinto, o forse solo spera, che "si muore una volta sola" e la sua, di morte, è già stata pianificata in ogni dettaglio: un suicidio preparato con cura, per dare e darsi il segno dell'autorevolezza mai dimostrata. Il caso, o destino che dir si voglia, gli fa incontrare Denise, pazzoide commessa di un centro commerciale: costringe il pavido Peter a osservarsi allo specchio nel tentativo di indurlo a scrutare fin dentro i più segreti recessi dell'anima, là dove giacciono, dormienti, gli indelebili fallimenti accumulati strada facendo. Accanto a loro si muovono personaggi comprimari alle prese con fastidiose pene di non facile soluzione: e un cane, Paco, continuamente in riserva sparata, capace di riportare ogni volta il confuso padrone a un minimo di razionalità. Il romanzo è la seconda prova letteraria di Gianluca Antoni, scrittore marchigiano e psicoterapeuta: prende il titolo dal documento che Peter vorrebbe lasciare come solitaria memoria dopo il salto definitivo, compiuto per rivendicare la propria esistenza e un posto nel mondo. Peter si considera infatti uomo senza spina dorsale, abile solo nell'inanellare una disfatta dopo l'altra: deciso a ottenere un briciolo di dignità grazie al compimento di un gesto estremo, non più rimediabile. Esiste dunque un unico modo (salto, rottura, strappo) per testimoniare una qualunque forma di presenza? Per non farsi sopraffare dalla noia di un'esistenza incasellata? Seguendo le vicende di Peter viene piuttosto da pensare che siano tanti piccoli, minimi balzelli giornalieri a impedirci di scivolare nella suadente rete dell'arrendevolezza: che si possa impedire a se stessi di morire un po', ogni giorno, continuando a fare, perfino a sbagliare, pur di non arrendersi all'evidenza di un presente "sbagliato". Ambientando la vicenda negli splendidi scenari della costa marchigiana (Sirolo, il Monte Catria, l'Eremo di Fonte Avellana), Antoni costruisce un romanzo divertente, commovente, dal ritmo serrato, perfino cinematografico nella trama e nella costruzione, che accende i riflettori sui sentimenti, sulle emozioni, sulle mille e più forme d'amore. Il peso specifico, basato sull'eterna contraddizione tra ideale e reale, invita a una ragionata introspezione psicologica, ed è un libro di continui arrivi e partenze: quasi il protagonista fosse un porto di mare, a cui le persone (genitori, amici, colleghi) approdano o da cui salpano, nonostante il vero viaggio sia quello compiuto da Peter nel passato, nelle aspirazioni bruciate. Una storia in cui si cerca disperatamente e in cui, qualche volta, per fortuna o purtroppo, si rischia perfino di trovare qualcosa, che sia la felicità, l'affetto, o la parte più autentica di noi stessi in cui abbiamo smesso di credere: il personaggio Peter, con le sue incessanti elucubrazioni, riflette le nostre stesse inquietudini, le delusioni sepolte sotto sensi di colpa. Il peso specifico dell'amore possiede inoltre un grande pregio: l'invito a coltivare l'arte della pazienza, che nella maggior parte dei casi si accompagna alla costanza. C'è tutta l'epica bellezza della fatica, in queste pagine, rapportata al quotidiano sforzo messo in atto per non sfaldarsi in mille pezzi: c'è attenzione all'impegno, meditato e continuo, per raggiungere la cima che, in questo caso, è una preziosa sicurezza interiore. C'è, infine, anche l'accettazione dei propri limiti: in un diario che sancisce il passaggio all'età adulta, Peter, scoprendosi imperfetto e perfettibile, depone le armi contro un'immagine irraggiungibile di sé, creata a uso e consumo delle frustrazioni più tenaci. Il peso specifico dell'amore è dunque un inno contro la prigione degli inferni personali, ben peggiori di quelli esteriori: un'esortazione a far propria la consapevolezza che non si potrà essere felici a comando, che ci si dovrà impegnare nella ricerca della dimensione migliore per realizzarsi come esseri umani. Senza dimenticare che, nella maggior parte dei casi, la serenità non sarà poi così lontana: "Il benessere si trova al buio dentro di me. Sicché cambio rotta. Comincio a cercare dentro, il modo di stare bene. Di stare bene, sì. A prescindere".   Caterina Morgantini  

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