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Il sogno di Walacek - Giovanni Orelli - copertina
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Il sogno di Walacek
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Descrizione


Il 19 aprile 1938, pochi giorni dopo l'Anschluss che annette l'Austria alla Germania nazista, il pittore Paul Klee strappa la pagina 13 della National Zeitung e si serve del foglio per dipingere un quadro che rappresenta le lettere dell'alfabeto e alcuni geroglifici. Sul foglio è riportata la cronaca della finale di Coppa Svizzera giocata il giorno precedente, tra il Grasshoppers di Zurigo e il Servette di Ginevra. La grande lettera O dipinta da Klee trancia di netto il nome di Genia Walacek, mezzala del Servette e della nazionale elvetica; Walacek sarà uno dei protagonisti della storica vittoria della Svizzera contro la Germania ai mondiali di Francia del 1938. Sul significato di quella O dibatte un gruppo di avventori in un'osteria; accanto a figure di fantasia come il Sonnecchia e il professor Vetraio, compaiono Schopenhauer, Bertrand Russell, lo stesso Klee e il calciatore austriaco Sindelar. Il linguaggio poetico di Orelli conduce in un labirinto di storie e riflessioni che spazia dall'arte alla psicanalisi, dalla politica al calcio. Un labirinto senza uscita, oppresso dalla follia del nazismo, che lascia senza speranza dotti e ignoranti, artisti e manovali. Tutti in attesa del sogno liberatorio di Walacek, che non si volta a guardare quanto di terribile lo insegue nel 1938, ma scatta in avanti, assecondando finalmente "fantasia e inventiva a confondere tutti i quartier generali, i tiranni sordo-muti alla vita, alla vita".
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Dettagli

2011
16 marzo 2011
176 p., Brossura
9788896538159

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alida airaghi
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Génia Walacek, mezzala della Nazionale Svizzera nonostante la sua origine evidentemente slava, nato a Mosca nel 1916, rifugiato a Ginevra per sfuggire alla Rivoluzione, fu autore della vittoria della misconosciuta squadra elvetica sulla potente Germania hitleriana alla Coppa del Mondo nel giugno del '38 (4-2 al Parco dei Principi di Parigi), sfida e umiliazione tra le più pesanti per la boria nazista. Davide contro Golia, la Svizzera batte la Germania: la piccola, neutrale Confederazione, allora rifugio di tutti i "degenerati" razziali e culturali d'Europa, sconfigge l'imponente, vittoriosa, tronfia Germania del dopo Anschluss. E il miracolo avviene su un campo di calcio, in uno sventolio di bandiere dalle croci antitetiche (nefasta, quella nera uncinata, angelica quella bianca confederata). Walacek è strumento di vendetta divina, a lui si rivolgono le preghiere dell'Europa libera, e il gioco del calcio diventa resistenza al nemico, opposizione intelligente alla stupidità della forza bruta, da invocare come simbolo di normalità e salute. Un altro personaggio inviso alla normalizzante e ottusa cultura nazista di allora, il pittore Paul Klee, incrocia il suo destino di oppositore visionario e purissimo della lucida follia hitleriana, con la strada percorsa da Walacek, quando dipinge su un foglio di giornale sportivo un alfabeto, in cui la O taglia a metà il nome del calciatore. La pittura diventa profezia: la O di Klee (oppure era uno zero? Un anello ammaccato, una cornice deformata, un teatro, un circo, una ruota, un occhio di gatto, la sezione trasversale di un tronco, un buco nero? Giovanni Orelli infittisce le ipotesi, le interpretazioni, in un ininterrotto e travolgente crescendo di associazioni, ricordi, illuminazioni...), la O di Klee dunque segna per sempre un nome, quello di Walacek, destinato altrimenti a perdersi nella memoria labile degli sportivi, lo fissa - cancellandolo a metà - nella memoria più duratura dell'arte, e lo rende perenne.

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Giovanni Orelli

(Bedretto, Canton Ticino, 1928) scrittore svizzero. Ha esordito con L’anno della valanga (1965), cui sono seguiti numerosi romanzi e racconti (La festa del ringraziamento, 1972; Il giuoco del Monopoly, 1961; Il sogno di Walacek, 1991; Il treno delle italiane, 1995; Da quaresime lontane, 2006), percorsi da una verve ironica, esuberante, che stigmatizza il codificato e il canonizzato, mescolata a momenti di riflessione e d’inquietudine. Alla scrittura narrativa ha alternato quella poetica, in dialetto e in lingua, improntata soprattutto al gioco linguistico e allo scherzo: Né timo né maggiorana (1995), L’albero di Lutero (1998), Quartine per Francesco. Un bambino in poesia (2004), Un eterno imperfetto (2006).

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