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Il primo romanzo di Giordano Boscolo è un ritratto impietoso dell'odierno precariato post-lauream italiano.E' un libro scanzonato,caratterizzato da una comicità istrionica,a tratti quasi adolescenziale.Dietro la risata e il turpiloquio continui, tuttavia,sentiamo subito il retrogusto del disincanto e della disperazione perfettamente misurati e veicolati.Il viaggio in cui il giovane protagonista ci conduce in prima persona è tanto realistico quanto surreale:come l'interazione tra l'imbarazzato e goffo neolaureato e gli strampalati pescatori bordo di uno sgangherato peschereccio,che è resa in modo impagabile.Laureati precari e bassa manovalanza:tutti prigionieri in un mondo insensato.Il libro pullula di passi illuminanti sulla generazione dei trenta/quarantenni di oggi:"Siamo stati ammaestrati bene,con lo spauracchio della disoccupazione da una parte e il cellulare da ricaricare dall'altra.In mezzo, il riflesso condizionato della flessibilità sul lavoro.E flessibili lo siamo diventati oltre ogni aspettativa,come la Barbie e i Big Jim con cui giocavamo da bambini"(95).L'autore, a volte, si fa un po' troppo prendere la mano dalla comicità esilarante e alcuni passi sembrano inizialmente poco collegati (quello sul ristorante dove nessuno di noi vorrebbe mettere piede).E' solo un'impressione però perchè, alla fine del libro,tutto torna perfettamente:il nobile sogno timidamente accarezzato dal protagonista di intraprendere una ricerca sulla vita delle tartarughe nell'Adriatico (che non vogliono farsi esaminare e mordono di brutto) si trasforma in un quanto mai deludente impiego come babysitter notturno per branzini destinati ai tavoli dei ristoranti.Un grande futuro per la scienza, insomma,quello di aiutare a rimpinzare le panze, trascurando i cervelli.Dall'alto della sua esperienza, il nostro autore ci consiglia cinicamente di non mangiare più questi pesci.E dopo essere stati sufficientemente inveleniti da questo bel libro,accoglieremo volentieri il suo consiglio.
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