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Un saggio del 1930 per il quale "il mondo inorganico consiste in una serie di ripetizioni o semi-ripetizioni infintamente rapide che si sommano in cambiamenti visibili e prevedibili", ma "trasponiamo in fabbricazione ciò che è crezione" mentre la realtà "è simile a un pallone elastico che si dilati a poco a poco assumendo a ogni istante forme inattese" che ignora il vuoto. I pseudoproblemi (illusioni se non verità) sostanzialmente sono: 1.perchè c'è l'essere? 2. l'idea di disordine. In realtà per l'A. si crede che c'è meno nella idea del vuoto che in quella del pieno, meno nel concetto di disordine che in quello d'ordine.Soprattutto c'è l'idea che il possibile sia meno del reale e che la possibilità delle cose preceda la loro esistenza. Il pregiudizio vuole che il meno venga prima del più, che il divenire si articoli secondo accrescimento. Ecco l'errore.Ma "il possibile non è che il reale con, in più, un atto dello spirito che ne rigetta l'immagine nel passato una volta che si produce". E' il miraggio del presente nel passato; l'avvenire finirà per essere presente, poichè "l'effetto del miraggio continua senza sosta a prodursi a noi stessi e nel nostro attuale presente, che sarà il passato di domani, l'immagine del domani è già contenuta, per quanto non riusciamo ad afferrarla". Quindi il possibile che è? Il reale che si fa possibile! La realtà non èun pieno che si va a poco a poco aggiungendo a un preesistene vuoto, ma il differire, il differenziarsi in sé di un virtuale, il quale, differenza pura, non può che affermarsi facendosi attuale, divenendo reale, essendo la differenziazione la sua stessa essenza". Ecco la libertà. La fabbricazione è solo opera umana; la creazione è continua d'imprevedibile novità. Sui rapporti tra il possibile e il reale: "può essere una preparazione al viver bene".
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