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Il romanzo descrive con dovizia di particolari il mondo della scuola dal punto di vista di un insegnante precario durante la sua scalata verso la "stabilità" - termine che, forse non a caso, nella grafica di copertina occupa un posto centrale - attraverso il racconto di sei supplenze che il protagonista, il professore Roberto Verdelli, svolge nel corso di un anno. L'elemento psicologico è sempre in primo piano: l'autore dedica gran parte del racconto a veri e propri flussi di coscienza dando ampio spazio ad emozioni spesso negative e nevrotiche a causa della progressiva decadenza dell'impianto scolastico, attribuita esplicitamente all'incompetenza delle decisioni politiche e alla mancata meritocrazia, il più delle volte intaccata da concorsi truccati e da raccomandazioni. Siamo nell'«era Gelmini», come la definisce Versace, era in cui gli insegnanti precari boccheggiano per l'incertezza del loro futuro, in cui la riduzione dei posti di lavoro ha portato a creare una classe di insegnanti supplenti che rischiano di andare in pensione senza aver ottenuto un impiego stabile e che si ritrovano a peregrinare come nomadi tra i paesini della provincia.In questo libro la scuola è messa a nudo, completamente. E la denuncia non risparmia niente e nessuno, dall'inefficienza della segreteria di un liceo di provincia al Ministero dell'Istruzione, più volte accusato di incompetenza. I dodici punti non è privo di sarcasmo e mordacità, ma Roberto Verdelli è un insegnante che, nonostante tutto, ama il suo lavoro, che lotta per guadagnarsi il posto che gli spetta, che manda giù bocconi amari e non si fa scoraggiare dalle numerose difficoltà ma che, al tempo stesso, non trattiene l'indignazione e il risentimento verso un sistema malato e degenerato che, al contrario di quanto un ex-ministro ha affermato in passato, avrebbe veramente bisogno di farsi «un panino con la Divina Commedia».
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