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William Shakespeare non ha creato solo una vasta costellazione di tragedie e commedie, ma un universo intero in cui svariati personaggi si aggirano orgogliosi, scambiandosi lettere, cercando di raggirarsi l’un l’altro, amando fino alla follia. Ed essendo la lettera uno degli escamotage principali per creare movimento nelle sue opere, “Non chiedere ragione del mio amore” è dedicato proprio a questo protagonista inanimato, eppur così vivo allo stesso tempo. La raccolta contiene numerosi esempi tratti dai drammi teatrali di Shakespeare, mostrando come alcune volte sia utilizzata per nascondere ed ingannare, altre per pregare ed urlare la verità. Il mio voto non proprio altissimo è dovuto al fatto che la raccolta è abbastanza corta, seppur estremamente curata, e che mi ha lasciato un indescrivibile senso di mancanza, che neanche io saprei motivare
Questo florilegio di messaggi epistolari tratti dalle opere teatrali di William Shakespeare rivela nuove prospettive di interpretazione dei drammi del Bardo, svelando intrighi di potere, amori turbolenti, foschi drammi esistenziali dei suoi immortali personaggi. Così scrive il traduttore e curatore dell'antologia Eusebio Trabucchi:"Il teatro di Shakespeare è costellato di lettere: scambiate, scritte, falsificate, sussurrate, fatte a pezzi, declamate ad alta voce. In scena entrano spesso di colpo suscitando negli spettatori un brivido di trepidazione o uno squasso di risa". Sono quindici i brani scelti, estrapolati da undici opere shakespeariane, e tutti illustrano con fulminea evidenza e vivace dinamismo i caratteri peculiari dei personaggi in scena, sia che siano mittenti, destinatari o semplici lettori delle missive. Amleto così scrive a Ofelia: "Tuo più che mai, signora prediletta, finché questo congegno apparterrà ad Amleto", e a Orazio: "Raggiungimi con la velocità con cui si fugge alla morte". E Malvolio legge una sentenza passata ai posteri per la sua lapidaria evidenza: "C'é chi nasce grande, chi la grandezza la conquista, chi invece la riceve in dono". Artemidoro mette in guardia Giulio Cesare dai congiurati che lo attendono al varco, e Macbeth si rivolge alla sua terribile moglie chiamandola "mia carissima compagna di grandezza". Il volumetto con cui l'editore romano intende celebrare il quarto centenario della morte di Shakespeare si conclude con un'ultima lettera, ma di Eugenio Montale, che si rivolge con sublime sprezzo a un Malvolio intellettuale contemporaneo di cui stigmatizza la "focomelia concettuale" e l'agilità nel rimescolare "materialismo storico e pauperismo evangelico". Tanto per dire che vizi, viltà, accuse e polemiche dell'epoca elisabettiana possono rivivere in qualsiasi compagine storica e sociale.
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