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Gianluca torna, e come sempre canta se stesso, come pochi riescono a fare, fregandosene degli altri, ma raccontandosi senza mezzi termini e lasciando scegliere all'ascoltatore se questa fase del suo cammino,questa pagina del suo libro sia di gradimento o meno.Ed in effetti il disco risultando molto personale rischia di fallire l'applombe immediatissimo, per esser poi riscoperto col tempo.A dare peso a questa considerazione il fatto che nessuna delle tracce,è immaginabile come singolo ma paradossalmente lo potrebbero essere tutte.Il disco è musicalmente impeccabile, (negli arrangiamenti curati dal grande Fio Zanotti,ma anche nelle virgulte presenze di Cesare Chiodo al basso e Lele Melotti alla batteria) con le sue ballads tutte arpeggi di chitarra e voce sporca, spezzata, e brani di fm rock,che ascolteresti guidando senza direzione, verso un tramonto, un po come da copione di film. Bello l'intro affidato a "rivoluzione" con quel cambio di ritmo a metà che stupisce e superiore alla media anche "tutti gli angeli giù dal cielo". "Francy" è un'evidente dichiarazione alla sua consorte, un misto di delicatezza e schiettezza, di ammissioni di colpe, ma consapevolezza del sentimento. Profumi di anni 70 in "vuoi vedere che ti amo"."Cammina nel sole",oltre che primo singolo e brano in gara al festival ,dove si è piazzato ottavo, alfine è l'emblematico titolo scelto per questo lavoro, che non ne poteva avere uno più giusto.Esso è un'evidente passeggiata attraverso i più recenti accaduti della vita del cantante milanese, che nell'ultimo anno non sono stati tutti da incorniciare ,sporcati da fatti di cronaca che se con la musica hanno poco a che fare, un po di piu' si incastonano in quell'aure di genio e sregolatezza che ha finora caratterizzato tutta la sua carriera.Ma è anche la certezza, che c'è un sole da afferrare per ognuno di noi,che sta nelle piccole cose che spesso rifuggiamo; forse per Gianluca la sua recente paternità (quasi doppia) è il sole...forse...forse li sta la sua pace. Soddisfacente.
la prima canzone dell'album ricorda veramente le atmosfere di spingsteen in ''born in the u.s.a'',mà il pezzo che mi ha colpito di più e sicuramente ''e mi manchi da morire'' molto raffinato e molto internazionale..cmq voglio parlare di tutto l'album..un lavoro rock a tratti miscela i lavori precedenti del jocker a tratti diventa un lavoro troppo nuovo prende le chitarre magiche di campi e le stesure da palco di destinazione con accenni duri della fabbrica mà arricchita da un suono ''roots'' da sdraiato e uguali e diversi.. finalmente le mille faccie di grignani aderiscono su un volto unico che porta lineamenti ruvidi da ''grande rocker e tratti somatici di ''poeta da strada'' che nasce nel '94' e ci regala capolavori da 15anni........grande ''grignani''
grignani e sempre stato uno dei più grandi rocker italiani..quindi che cammina nel sole era un grande album si sentiva dal singolo country\rock..che ci ha fatto ascoltare giorni prima del debutto dell'album..il capolavoro si apre con un rockettone alla springsteen 'ribellione'..molto potente e grintoso emozioni nel finale,poi andiamo nel mezzo dove troviamo 'tutti gli angeli giù dal cielo' ballata rock con arrangiamenti blues di grande personalita.. canzone gridata e sofferta..grande pezzo..mi ha colpito la tristezza vellutata di 'e mi manchi da morire'pezzo new jazz velato di blues alla sugar..molto maturo e suonato alla grande.. chiudiamo con 'ciaoe arrivederci canzone dalle due faccie molto trascinante il grignani quasi ironicomà veritiero..che dire grande rock d'autore come sempre..i poeti di oggi camminano nel sole a suon di chitarre 'on the road'.....
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