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Dizionario di mitologia classica. Dèi, eroi, feste - Luisa Biondetti - copertina
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Dizionario di mitologia classica. Dèi, eroi, feste
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Descrizione


Il volume riporta curiosità e aneddoti direttamente dalle citazioni di autori classici, le fonti sono inserite direttamente all'interno delle voci, in modo da renderne immediato il reperimento, rendendo più comodo l'avvicinamento alla letteratura greca e latina. Settecento voci sono dedicate ad altrettante feste latine e greche comprese quelle minori e misconosciute.
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Dettagli

1997
2 dicembre 1997
1430 p.
9788880893004

Voce della critica


recensione di Boitani, P., L'Indice 1998, n. 4

"Carneade! Chi era costui?". Ricordiamo tutti il perplesso interrogativo di Don Abbondio alla lettura di quel nome in un panegirico di san Carlo. Era divenuta, quella domanda sull'identità del filosofo fondatore della Nuova Accademia, proverbiale fra tutti gli alunni dei ginnasi di una volta. Era un topos, variato all'infinito per i tanti, a noi sconosciuti personaggi del remoto mondo classico che la scuola italiana spesso evocava senza ulteriori spiegazioni. "Damone!", oppure "Ifitoo!", ci si chiedeva, "chi era costui?". (Mai, invece, che ci si interrogasse su Assalonne o Balaam, perché la medesima scuola bellamente ignorava, e tuttora ignora, la Bibbia, e in particolare l'Antico Testamento). Né era facile trovare risposta, allora, se non, per chi avesse conoscenze e biblioteche decisamente estese, nella "Biblioteca" di Apollodoro, nella "Genealogia" del Boccaccio (ma perché compendi simili appaiono sempre sulla soglia fra ere diverse?), nel Pauly-Wissowa, nell'"Oxford" "Classical" "Dictionary", nei libri di Kerényi e Graves. Adesso, a quelle inchieste, e persino alle sparse curiosità bibliche, si potrà dar seguito consultando i due dizionari "classici" proposti da Bruno Mondadori e da Baldini & Castoldi (in nessuno dei due, per inciso, si troverà Carneade, che almeno nel primo non avrebbe sfigurato) e quello finalmente dedicato ai personaggi delle Scritture.
Si tratta di opere le quali hanno il merito d'essere destinate alla scuola e alle persone di media cultura. Il paragone fra di esse e lavori accademici recenti come "The" "Oxford" "Guide" "to" "Classical" "Mythology" "in* "the" "Arts" "1300-1990s", curato da Jane Davidson Reid in due volumi per la Oxford University Press nel 1993, o il monumentale "Lexicon* "Iconographicum" "Mythologiae" "Classicae" completato per la Artemis nel 1997 con l'ottavo volume, o persino con il "Dictionary" "of" "Biblical" "Tradition* "in* "English" "Literature" curato da David Lyle Jeffrey per la Eerdmans (1992), sarebbe profondamente ingiusto. E non equilibrato rischia anche di essere il confronto fra di loro. Il "Dizionario" della Biondetti è concentrato esclusivamente sul mito classico (dèi ed eroi), con una benvenuta appendice sulle feste del mondo antico; ha un eccellente indice dei nomi e uno splendido indice degli argomenti per le ricerche e i riferimenti incrociati; non ha una bibliografia secondaria, perché suo scopo è di ricostruire le vicende relative a un determinato personaggio esclusivamente attraverso gli autori classici, facendoli parlare, per quanto è possibile, in prima persona: ogni voce è dunque corredata, con mirabili precisione e completezza, degli estremi primari (e di abbondanti citazioni), e svolta con godibilissima intonazione narrativa.
Molto diversi sono i due volumi della Bruno Mondadori: ambedue originariamente prodotti all'estero (in Olanda quello classico, che fonde nell'edizione italiana due volumi separati; in Germania quello biblico, ridotto rispetto alla sua originaria versione italiana del "Grande" "dizionario" "illustrato" "dei" "personaggi" "biblici," Piemme, 1991), essi recensiscono non soltanto la letteratura antica (e sono in questo campo necessariamente più limitati della Biondetti), ma anche la storia, e poi l'arte, la letteratura e la musica delle epoche successive. Ogni voce dei "Miti" "e personaggi del mondo classico "è così suddivisa in sezioni: un brevissimo profilo della figura, accompagnato dalle fonti più importanti; un'esposizione più articolata delle sue vicende nella letteratura e nell'arte antiche; una parte dedicata alla sua sopravvivenza nella letteratura, nelle arti figurative e nella musica post-antiche, con rimandi bibliografici. Un'eccellente bibliografia secondaria finale completa il volume. Allo stesso modo, a ogni voce de "I personaggi biblici "incontriamo in primo luogo le informazioni essenziali (con i riferimenti testuali) che su quel personaggio ci offre la Bibbia, quindi sezioni sul modo in cui esso è stato trattato nella tradizione ebraica, in quella cristiana e in quella islamica, nella letteratura, nell'arte e nella musica. Non c'è (ed è un vero peccato) una bibliografia secondaria, ma solamente una pagina di rimando alle principali opere di consultazione. Il piacere della lettura consiste, qui, non tanto nel seguire le avventure originarie della figura classica o biblica, narrate con estrema concisione, quanto piuttosto nell'apprendere con crescente meraviglia le peripezie postume di ciascuna figura: cosa accadrà agli Argonauti nel medioevo o nell'opera in musica; che ne sarà dell'arcangelo Gabriele nell'Islam o nel Rinascimento (manca, ahimè, il riferimento sopraffino alla novella del Boccaccio su Frate Alberto).
Sugli scaffali di ogni biblioteca scolastica e universitaria italiana, nonché nella biblioteca di chiunque aspiri a dirsi colto, non dovrebbe dunque mancare una copia di questi repertori. La loro ricchezza è quasi senza fondo, il loro fascino irresistibile. Si è punti dalla vaghezza di ripassare come e da chi è stata fondata Roma? Non si troverà la voce "Roma" né nella Biondetti né nel Moormann-Uitterhoeve, ma in ambedue ci si soffermerà naturalmente su Romolo. Nel "Dizionario" della Biondetti, però, l'occhio sarà attirato dalle voci immediatamente precedenti: Romano, Rome, Romi, Romo, tutti possibili fondatori della Città Eterna. Si (ri)scoprirà così che il primo era figlio di Ulisse e Circe (secondo Esiodo tali erano invece Agrio e Latino); che Rome (della cui genealogia si tramandano diverse versioni) era una donna approdata sulle rive del Tevere assieme ad altri fuggiaschi troiani, la quale convinse le sue compagne a bruciare le navi e costrinse così gli uomini a stabilire lì una città; che "rhome" vuol dire "forza"; che Romi era divenuto re dei Latini dopo aver scacciato gli Etruschi; che Romo, era, anche lui, figlio di Ulisse e Circe e fratello di Anteias e Ardeas, eponimi di Anzio e Ardea, oppure di Romolo. Si giungerà così a quest'ultimo col desiderio di (ri)leggere i primi capitoli della "Vita" a lui dedicata da Plutarco, che tutte queste ipotesi menziona. A questo punto, ci si potrà rivolgere a Moormann-Uitterhoeve, alla voce "Romolo" "e Remo". Qui, oltre alle storie tradizionali, si rinverranno particolari ghiotti e abissali differenze tra visioni storiche, politiche e religiose: per esempio, mentre Agostino condanna l'immoralità del fratricidio, tollerato dagli indifferenti dèi di Roma, Machiavelli lo difende in quanto commesso nell'interesse dello Stato; mentre un rilievo in avorio del secolo IX mostra la lupa che allatta i gemelli ai piedi del Cristo crocifisso, rappresentando così emblematicamente origine, significato e suprema autorità del Sacro Romano Impero, Federico il Grande di Prussia costruisce il suo palazzo di Rheinsberg sulle rive di un lago in mezzo al quale sorge un'isola dove era stata "scoperta" una tomba di Remo.
Né mancano le opportunità per consultazioni incrociate. Si prenda, ad esempio, Assuero, coprotagonista dell'eccitante libro biblico di Ester, e come tale trattato nel Bocian. Ma poiché questi indica che Assuero altri non è che il re persiano Serse, sconfitto dai greci a Salamina, il lettore curioso tornerà ai "Miti e personaggi del mondo classico", dove consulterà le voci "Artemisia"," Leonida "e" Temistocle"," "imbattendosi in una massa notevole di informazioni storiche e artistiche (ma nulla, significativamente, che colleghi Serse ad Assuero). Quello stesso lettore potrebbe però continuare con l'Assuero de "I personaggi biblici": e allora, senza alcuno sforzo, incontrerà Burgkmair, Rembrandt, e, sotto "Ester", Vasari e Tiepolo, nonché la festa di Purim. Potrà persino, con un brivido di turbamento, sfiorare la figura misteriosa dell'Ebreo Errante, il cui nome è, appunto, Assuero.
Avrà così compiuto il viaggio per il quale repertori come questi sono guide ideali e idealmente imperfette: perché rimandano sempre a qualche vicenda, o interpretazione, che non possono contenere. Gli Aloadi, per esempio: chi erano costoro? I giganti Oto ed Efialte, risponde la Biondetti, presunti figli di Aloeo (ma in realtà di Poseidone) e di Ifimedia: menzionati da Omero nell'"Iliade", nell'"Odissea "si dice che decisero di dare la scalata al cielo sovrapponendo l'uno sull'altro i monti Pelio, Olimpo e Ossa. Non v'è traccia di essi, giustamente, fra "I personaggi biblici". Ma l'immaginazione è sempre più forte della filologia. Nella battaglia fra Omero e Mosè che appassionò gli animi di pagani e cristiani nei primi secoli della nostra era, gli Aloadi divennero discriminanti: Celso sostenne infatti che la storia omerica aveva chiaramente ispirato quella biblica di Babele; Origene, seguito da tutta la tradizione cristiana, replicò che la "Genesi", opera di Mosè, era ben più antica dell'"Odissea". Vinse, naturalmente, il cristiano. Del resto, l'ebreo ellenizzato Artapano non aveva già proclamato a chiare lettere che Mosè altri non era che Museo, cantore primigenio e ispiratore di Orfeo e dunque padre dei padri di Omero?

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