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Il cinema degli ultimi anni ci ha spesso mostrato film costruiti sul nulla sperimentando così un modo nuovo di fare cinema. Non sono sempre necessari decine di location, comparse, effetti speciali quando si ha a disposizione un'idea. Se poi questa idea è anche economicamente favorevole e con quattro spiccioli i produttori riescono a metterla in piedi, tanto di guadagnato. Nel caso di "Wake Up and Die" si sono spinti ancora oltre riducendo al minino location, personaggi e addirittura costumi. Il film ha soltanto due protagonisti, Camilla (interpretata dalla sensuale Andrea Montenegro) e Dario che si risvegliano abbracciati in una camera di una casa fredda e spoglia. Nella stanza si diffonde Aria sulla Quarta Corda di Bach e, colto da un impeto di violenza, la uccide. Fino a qui tutto regolare ma dopo la morte di Camilla, la pellicola si riavvolge come se lo spettatore avesse premuto il tasto "Rew" del proprio lettore e si ricomincia tutto da capo, con Camilla che si risveglia nel letto di uno sconosciuto, non più così tanto sconosciuto. Ed è questo il momento in cui si tira un sospiro di sollievo, pensando che forse sta per vedere un film interessante. La storia ricomincia, poi ricomincia di nuovo e poi ancora. Ogni volta viene aggiunto un piccolo tassello al passato dei due protagonisti e ogni volta il motivo per cui si sono trovati nella stessa stanza sembra farsi più chiaro. I tasselli che compongono la storia sono molto semplici e anche il quadro generale della vicenda non sorprende, con tanto di madre possessiva di "Hitchcockiana" memoria. Tutto di già visto anche se non si può non spezzare una lancia a favore del regista che tutto sommato è riuscito a trovare un modo diverso per raccontare la solita storia: bella ed originale l'idea di far recitare i protagonisti nudi, per tutto il tempo.
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