Cristiani di Allah

Ingredienti: una coppia di mercenari gay in Algeri nel 1541-1542, una città africana gestita da rinnegati europei e militari turchi, un mondo pieno di guerre, assedi, violenze e saccheggi, una variopinta legione straniera fatta di lanzichenecchi, giannizzeri e xabequeros. Consigliato: a chi vuole un affresco storico mediterraneo (sul genere del deandreiano “Sinan Capudan Pascià”), a chi cerca il classico noir carlottiano trasferito nel tempo e nello spazio.

Devo dire che la trama mi incuriosiva parecchio e ho trovato soddisfazione nel romanzo. Sicuramente molto rielaborato da un occhio contemporaneo a noi, ma l'ambientazione e il contesto sono ben resi. Gli unici personaggi veramente approfonditi sono sostanzialmente i protagonisti. Interessante sotto tanti punti di vista, la storia dei convertiti, l'omosessualità, la differenza tra corsari e pirati. È vero ci sono diversi termini specifici, ma tutto sommato è stato interessante fare ricerche a parte per capire meglio. Non ricercate accuratezza storica su cosa sia l'omosessualità in quel periodo ad Algeri nel romanzo. Bisogna dire che di romanzi così non ce ne sono molti, quindi del tutto approvato per il tema e il modo in cui è scritto.

Leggere un libro di Carlotto che non parli del suo nord est o al massimo della Sardegna sembra strano ma, in questo scritto l'autore devia dalla sua consueta matrice per tuffarsi in un mondo di corsari rinnegati cristiani nella metà del 1500, in un Algeri che è un crogiuolo di sentimenti, passioni ed emozioni vissute da un rinnegato ex cristiano e il suo compagno con cui divide amore e guerra. Morte e amore si mischiano nelle strade di questo califfato così come l'amicizia e l'odio. Tutto questo porterà ad un epilogo un pò scontato ma altrettanto affascinante. La penna di Carlotto è sempre riconoscibile anche se non parla di pistole o droga ma di spade e schiavi, ma in fin dei conti, i sentimenti umani sono sempri gli stessi anche se passano i secoli.