Sottomissione volontaria

La storia di Ester è la storia di un amore non corrisposto e delle illusioni che ci si crea per non dover affrontare una realtà troppo spiacevole. Se in un primo moento, la protagonista suscita empatia e compassione, dopo un po' risulta insopportabile, la lettura diventa fastidiosa e a libro finito, non rimane granchè da ricordare o su cui riflettere.

Grandi aspettative deluse. La storia di Ester all'inizio può suscitare anche una certa compassione, ma durante il libro si fà odiare, perchè tutto gira intorno ad un amore non corrisposto che lei non vuole accettare ed anzi, tenta in ogni modo di fomentare le sue illusioni. Se la storia già di per sè non è entusiasmante, non è nemmeno scritta in modo accattivante, in modo di portare il lettore ad essere coinvolto dalla vicenda amorosa della protagonista.

Ester Nilsson è una giovane donna intelligente, colta, particolarmente dotata di acume critico. Come può accadere che il suo cuore si lasci prendere al laccio della passione amorosa per Hugo, rinomato artista ma anche vanesio egocentrico? Eppure questo accade. Ester rimarrà vittima della propria illusione per ben quindici mesi. Lei la chiama speranza (“Che il piccolo barlume di qualcos’altro sia la verità. Ecco cos’è, la Speranza”) e ne descrive accuratamente i tormenti e gli effetti devastanti. Sottomissione volontaria, appunto. Ciò che nasce dalla discrepanza tra percezione soggettiva e realtà oggettiva, una crepa dove cresce e matura l’ostinazione a credersi amati per il semplice fatto che si ama. Un delirio lucido, perché analitico, ovvero dominato dalla decifrazione dei segni allo scopo di costruire possibili significati. Tutto il romanzo è un’indagine che si sviluppa fra i tentacoli dell’ossessione amorosa e quindi dell’autoinganno. Ossessione meticolosa che prosegue imperterrita per la sua strada nonostante ogni evidenza, nell’intento di raggiungere l’obiettivo fantasmatico della perfetta corrispondenza amorosa. Amore che diventa invece pura dipendenza, che si nutre di sogni e verso cui nulla può l’intelligenza e il ragionamento. Quella Speranza irriducibile si autoalimenta di segni e produce allucinazioni di senso. Facilmente il lettore, che ha anche uno sguardo esterno e vede l’anelato Hugo per l’egoista che effettivamente è, e la testarda Ester per l’improvvida illusa che è, vorrebbe risvegliare la protagonista dal suo sogno, impedirle di percorrere per intero il percorso amaro che la porterà alla consapevolezza. Ma la tensione prodotta dalla narrazione è proprio questa: andremo fino in fondo anche noi, e con Ester perlustreremo i territori insidiosi dell’autoinganno...fino a quando non rimarrà “più nulla da capire”.