La figlia oscura

Questo libro è comunemente ritenuto un’analisi spietata del lato oscuro della maternità. Ma chi affonda lo sguardo nei meandri più bui e indicibili dell’esperienza materna è una protagonista spocchiosa e arrogante, scostante nei riguardi degli altri, figlie comprese, e attenta solo a se stessa. A quel punto allora non si capisce più se argomento dell’opera sono i risvolti patologici della maternità o la patologia di una personalità arroccata in sé stessa e ostile o quanto meno indifferente al mondo. Poiché tuttavia l’autrice non sembra consapevole di questo secondo contenuto del suo libro e lo affronta senza analizzarlo, snodandolo capitolo dopo capitolo in una stagnazione senza crescita, ne risulta un romanzo ambiguo e irrisolto, opaco e senza altra qualità se non il virtuosismo analitico di chi lo ha scritto. L’autrice si limita a travasare nel suo personaggio una psicologia egocentrica fino al paradosso, un profilo superbo e incapace di empatia, che riflette presumibilmente il suo e che finisce per respingere il lettore in un’antipatia istintiva.

Trama introspettiva fin troppo essenziale e poco approfondita, ma stimolante.

Ho letto in un fiato tutti i libri dell'Amica geniale ma questo proprio non mi è piaciuto, mi spiace, argomento, trama, personaggi. Non mi ha convinto malgrado la scrittura sia come sempre ottima.