Autobiografia di un baro

Autobiografia di un baro non è un libro da leggere tutto d'un fiato ma a brevi sorsi, come un buon vino. Va preso a piccole dosi, altrimenti diventa controproducente. Lo stile ricorda quello classico, il periodare è una reminiscenza a metà strada tra ciceroniana e senecana; Canali, tra i maggiori latinisti, ne fa uso in maniera magistrale. Alcuni capitoli sono vere e proprie storie a parte e distinte dagli episodi dell'autore, che, con una similitudine un po'azzardata ma per nulla inappropriata, si possono paragonare a moderne e quotidiane tragedie greche di cui il professore è esperto. E ognuna di queste vicende, i cui protagonisti possono essere amici o parenti dello scrittore, oppure vicini di casa o persone di cui ha solo sentito parlare, entra e permea all'interno del lettore con una forza possente, cinica e brutale.

ho letto così quasi per caso questo libro,dopo molto che non leggevo opere di narrativa.mi aspettavo uno spaccato dell'Italia politica dagli anni del dopoguerra agli anni di piombo ma invece si tratta di una collezione di coccodrilli,ogni capitolo è un ritratto che si conclude sempre impietosamente con la morte del protagonista,L autore ,personaggio debole e nevrotico dopo la fine delle illusioni politiche a seguito della morte di Stalin, precipita nel gorgo della depressione da cui no n uscirà piu. intanto ci consegna una collezione di coccodrilli appunto.il più riuscito e forse quello dell idraulico,puro Maupassant..! comunque l ho letto con gusto perché l autore illustre latinista sa scrivere,anche se mi ha fatto venire in mente quel passo dell Innocente di D annunzio in cui la donna accusa il protagonista di essere un malato che si compiace della propria malattia,l ultimo capitolo e agghiacciante...