Un invito a cena di troppo

Il mio primo libro di Kadare', indubbiamente un grande scrittore. Lettura scorrevole, storia e tradizioni si intrecciano in un continuo crescendo. Consigliato

“Un invito a cena di troppo” di Ismail Kadare è un intrigato triller solo alla fine districato. C’è confusione nella politica del romanzo (tra comunisti, nazionalisti, moderati, ecc.), tanto che il lettore ne esce frastornato. “Una politica né guerra né pace.” Tutto - questo, quello e quell’altro - è più che confuso, arbitrario. Le verità della storia di questo romanzo sono mutevoli come fantasmi. Si oscilla >> “tra paura e vergogna... Ma siete impazziti? ... È lei che è impazzito: noi abbiamo un ordine, punto e basta!... una chiassosa baraonda.... Ma dove si è mai vista una cosa del genere... ha un braccio amputato e voi gli volete ammanettare l’altro?... Il decadentismo era di nuovo in agguato... Come talpe, i congiurati avevano sporto fuori la testa. E a quel punto, li avevano beccati... La verità è... la verità è che fin dal primo istante ho pensato che forse non era lui...“ << La trama s’ingarbuglia, ma la verità si chiarisce poi magistralmente.

Tutto ruota attorno a quel fantomatico 16 settembre 1943. Tra tradizioni e leggende albanesi, strani cali di tensione di difficile interpretazione (forse per una non fedelissima traduzione del testo originale) e momenti di vera tragicità accanto a piccole aperture ironiche si snoda questo bel romanzo che ha il fulcro narrativo nell'eterno contrasto tra invidia ed orgoglio, tra sospetto e consapevolezza di innocenza, tra perseveranza dell'accusa e fiera resistenza del presunto colpevole, che finira' per vacillare fino alle estreme conseguenze.