Il compagno

Nel romanzo "Il compagno ,come in altre opere di narrativa scritti da Pavese, il linguaggio puo' apparire a prima vista semplice e diretto ma a ben vedere e' molto piu' spesso idiomatico e difficile da capire, forse e' dovuto al desiderio dell'autore di rappresentare un registro linguistico basso o dialettale, per questo certe espressioni sono un po' oscure cosi' anche alcuni dialoghi e questo nuoce al romanzo che non e' principalmente realista. Il titolo puo' far credere che l'opera abbia per oggetto una vicenda principalmente politica, cosa che non e' vera perche' sono solo gli ultimi capitoli che vedono in protagonista coscientemente coinvolto in ritrovi antifascisti, molto scarse sono le invece le attivita' politiche (principalmente distribuzione di stampati sovversivi, e possesso di libri sovversivi anch'essi). Cio' che attraversa tutta l'opera e da una certa unita' e' la maturazione di un giovane protagonista che aspira ad uscire da una vita provinciale per conoscere il mondo e venire a contatto con persone e situazioni differenti, prendendo parte a vicende sentimentali che presentano delusioni e sorprese.

Il protagonista è un giovane torinese, vissuto nella tipica indolenza adolescenziale: quello che ha sempre fatto è stato solamente suonare la chitarra per gli amici. Troppo insicuro (o svogliato?) per impegnarsi seriamente in qualcosa si è sempre nascosto dietro l'apatia, fino al giorno in cui una serie di eventi lo conduce a Roma dove viene a contatto con un mondo nuovo: meno isolato e chiuso, più movimentato, caldo e vario. Deve sopravvivere e, finalmente per la prima volta nella sua vita, lavora. Accetta un lavoro umile dal quale, grazie alle proprie capacità (nascoste fino a quel momento, anche a se stesso), riesce a trarre massimo profitto. A poco a poco, il giovane immaturo, vissuto nell'apatica sicurezza della propria famiglia benestante, chiusa in una città lontana, si apre ai dubbi, riflette, cresce, comprende... Una lettura scorrevole, coinvolgente e formativa.