Gli scrupoli di Maigret

Sicuramente non il miglior Maigret. Trama cervellotica, troppe concessioni alla psicologia dei personaggi, una "non indagine" dato che non c'è nessuna vittima quasi fino alla fine. Certo che in una così vasta produzione, ci può stare qualche passaggio a vuoto.

Simenon non delude mai anche quando scrive non sempre alla sua altezza. Soprattutto per chi ama Maigret.

Tutto sembra piatto ed anonimo quella fredda mattina di gennaio nella quale Xavier Marton si presenta al Quai des Orfevres. Insignificante sembra anche quest'uomo di mezza età ,commesso in un negozio di giocattoli, con la passione per i trenini elettrici, agli occhi di un annoiato commissario Maigret impegnato nel disbrigo delle pratiche amministrative arretrate. Eppure il breve colloquio che avrà con lui sarà in grado di scatenare nel commissario un tumulto interiore fatto di scrupoli di coscienza ed insicurezze. Un vero rompicapo per Maigret, in cui la zona grigia tra abuso, responsabilità e negligenza è più insidiosa che mai. Niente paura però! Non appena il commissario abbandonerà i trattati di psichiatria, pieni dei loro termini astrusi e vaghi, per ritornare a fare affidamento sul suo impareggiabile fiuto per le intricate passioni umane, riconoscerà l'odio rinvigorente e l'amore mortale che spesso ha incontrato nelle sue indagini e stanerà il colpevole. Come in altri casi di movente senza delitto, per esempio Maigret e il cliente del sabato, Simenon tesse una vicenda ricca di empatia che commuove il lettore. Unico neo: un caso eccessivamente cervellotico e claustrofobico, appena riconoscibile come un "maigret".