Gli uccelli di Bangkok

Bangkok vuol dire ‘città degli angeli’ e in effetti, atterrandoci di sera, mi sembrò questa la vera Los Angeles di Blade Runner: una selva sterminata di grattacieli sotto una pioggia perenne, gigantesche pubblicità luminose, un traffico a livelli mai più visti altrove, una miriade di carretti con ambulanti che vendono noodles e una folla coloratissima ed etnicamente variegata di sradicati in fuga dal passato e senza alcun domani, come il protagonista di questo libro. Con una scrittura elegante e un tocco un po’ snob, l’autore intreccia le storie dei farang e riesce nell’intento di creare un libro suggestivo e disturbante al tempo stesso. Lo consiglio.

Nonostante lo stile di scrittura magistrale e la trama ben costruita, non mi ha convinto fino in fondo

Prima esperienza principalmente ambientata fuori dall'amata Barcellona per Pepe Carvalho. Trovo che sia una delle opere di Montalbán più riuscite, con grande abilità l'autore ci fa conoscere i meandri più oscuri di Bangkok, che l'autore descrive egregiamente come fa per la città natia, senza cadere mai nella noia (piccola pecca in alcune delle opere precedenti, dal mio punto di vista). Ritorna il personaggio di Teresa Marsé, già vista ne "Il tatuaggio", che diventa il pretesto per questo viaggio nelle terre orientali, su cui grava già una perdita di "autenticità" legata al turismo occidentale con tutte le conseguenze derivanti e che Montalbán, pur senza esprimere un giudizio personale, descrive nel bene e nel male. Assolutamente consigliato.