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Di Ilde ce n'è una sola - Andrea Vitali - ebook
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Descrizione


«Chapeau a Andrea Vitali, inesauribile tessitore di trame.» ttL La Stampa - Bruno Quaranta «Secondo me, Vitali sorpassa con la sua levità Guareschi.» «Il suo è puro gioco narrativo con momenti di alto virtuosismo.» Antonio D'Orrico, «La lettura – Corriere della Sera» «Un grande narratore che, come Piero Chiara e Mario Soldati, sa raccontare la profondità della superficie.» Bruno Quaranta, «Tuttolibri» «La forza delle storie di Andrea Vitali nasce da una innata capacità di ascolto delle vicende della gente comune che egli trasforma in prodigiosa azione romanzesca.» Fulvio Panzeri, «Avvenire» In luglio a Bellano fa un caldo della malora. L’aria è densa di umidità e il cielo una cappa di afa. Eppure l’acqua che scorre rombando tra le rocce dell’Orrido è capace di tagliare in due il respiro, perché è fredda gelata, certo, ma anche perché nelle viscere della roccia il fiume cattura da sempre i segreti, le passioni, gli imbrogli, le bugie e le verità che poi vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre che qualcuno non ne trovi prima gli indizi. Come per esempio una carta d’identità finita nell’acqua chissà come e chissà perché. Brutta faccenda. Questione da sbrigare negli uffici del comune o c’è sotto qualcosa che compete invece ai carabinieri? Alla fine, a sbrogliare la matassa ci pensa Oscar, operaio generico, capace cioè di fare tutto ma niente di preciso, che da sei mesi è in cassa integrazione e snocciola le giornate sul divano con addosso le scarpe da lavoro, con la punta grossa. In quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e dalle ombre tetre della crisi economica, armato della sua curiosità ottusa Oscar fa luce sui movimenti un po’ sospetti di Ilde, la giovane moglie dal caratterino per niente facile, che forse sta solo cercando il modo di tirare la fine del mese come può. In Di Ilde ce n’è una sola, Andrea Vitali torna ai fatidici anni Settanta, alle ristrettezze che seguono il boom economico, alle fatiche di far quadrare il bilancio di casa, all’irridente spavalderia di chi invece ce l’ha fatta e crede di aver domato il mondo e l’avvenire. Con l’umorismo spesso salace della sua scrittura, Vitali ci regala un’altra pagina del suo interminabile romanzo lacustre, specchio di vite semplici e reali in cui può riconoscersi ognuno di noi.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
160 p.
Reflowable
9788811139041

Valutazioni e recensioni

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Miriam C.
Recensioni: 3/5

Ennesimo romanzo di Vitali che leggo: ci troviamo di fronte a un'opera narrativa breve, che si legge tutto d'un fiato. Nella prima parte del libro l'autore ci propone una carrellata di personaggi, molti dei quali si rivelano poi essere solo comparse. Ed è proprio qui che secondo me sta il difetto di quest'opera: al lettore sembra che l'autore voglia creare le basi per uno spassoso intreccio narrativo, invece le vicende e l'indole della maggior parte dei personaggi non vengono poi approfondite e si avverte una sorta di manchevolezza. Il romanzo ha un finale amaro, non c'è il riscatto che si sperava di trovare, dalla narrazione le donne anche apparentemente vittoriose ne escono sconfitte, così come sconfitti sono gli uomini. Storia che sarebbe potuta proseguire e che sembra invece interrotta, lasciata a metà. Sicuramente questo non è il romanzo più riuscito di Vitali, detto ciò, personalmente l'ho comunque apprezzato come una lettura piacevole, godibile, come al solito piena di immagini esilaranti e rappresentazioni paradossali.

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nanni
Recensioni: 2/5

Purtroppo devo convenire che sia uno dei meno riusciti e meno ispirati libri di Vitali da me letti. Rimane si la buona capacità di narrazione, ma manca di idea e di mordente. Insomma deludente a mio avviso

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Ritochka
Recensioni: 3/5

Concordo con chi ha scritto che questo romanzo non è il migliore di Vitali e però, il suo stile semplice e la narrazione della quotidianità ne rendono la lettura piacevole.

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Recensioni

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La recensione di IBS

Raffaele ha dodici anni. È lungo, magro e segaligno, a scuola dicono che è rachitico ma non è vero, ha solo delle gambette sottili sottili, le ginocchia nodose come un vecchio albero d’ulivo e la testa sempre un po’ per aria. Sua madre, la Carla, con la scusa che è rachitico, lo porta ai bagni di Bellano tutti i pomeriggi. In realtà dovrebbe fare un po’ di mare nelle sue condizioni, ma la famiglia non se lo può proprio permettere il soggiorno in Liguria o sull’Adriatico. Così dopo pranzo, mentre il papà è a lavorare, si va sul lago. Raffaele a dire il vero, appena può scappa al fiume, l’Orrido, che getta le sue acque gelate nel lago di Como. È lì che si scoprono le cose più curiose: animali e piante strane, documenti d’identità che svolazzano tra i flutti come gigantesche farfalle.
Quando Raffaele trova la carta d’identità di tale Ilde Ratti in Maltolti, residente a Fino Mornasco, a casa sua si allarmano un po’ tutti. Quelle sono cose che possono portare solo guai. Il papà pensa se andare dai carabinieri o all’anagrafe, ma alla fine lascia perdere. A chi importa?
Forse per uno scherzo del destino o forse perché alla fine tutti i nodi, anche se sono piccoli, vengono sempre al pettine, Oscar Maltolti, operaio semplice in cassa integrazione, si ritrova con la carta d’identità della moglie in mano, senza capire come possa essere finita a Bellano. Chiedere alla diretta interessata è impossibile. Da quando lui è in cassa integrazione, Ilde lavora per due. È impiegata presso la PritMetal, la stessa ditta che ha mandato a casa il marito, stipendio un po’ più alto e qualche gratifica fuori busta per il lavoro del sabato. La sera arriva quasi sempre infuriata, per via della crisi, e trova il marito a ciondolare sul divano. È un luglio afoso a Bellano: il cielo trasuda aria calda che cola sulla gente come piombo fuso. Ilde entra in casa, sbatte la porta e saluta il marito a monosillabi. Come avrà fatto la sua carta d’identità a trovarsi a Bellano? Oscar non ha il coraggio di chiedere niente. Ci pensa e ci ripensa, confabula, conta le ore. Alla fine si decide. Troverà la verità da solo, come può.
È un racconto come sempre tenero e autentico quest’ultima fatica di Andrea Vitali. Un nuovo episodio della sua commedia umana, ambientato sulle sponde del lago di Como, nel paese dove lo scrittore e medico vive e lavora da sempre. I suoi personaggi sono i tipici cittadini della provincia, intenti a crogiolarsi nelle loro piccole noie quotidiane. Un po’ pettegoli, invidiosi, curiosi, ma anche terribilmente ingenui. Andrea Vitali in questi anni ci ha rivelato le loro identità inseguendoli nei tortuosi percorsi delle loro esistenze apparentemente insignificanti, un po’ come fa il giovane Raffaele all’inizio di questo racconto, quando crede di inseguire una farfalla mentre sta scoprendo un segreto. Anche lo scrittore con la sua lunga produzione ha tirato fuori i pregi e i difetti di una comunità che in fondo non ha nulla di cui giustificarsi. La sua Ilde sono i suoi concittadini: fanno parlare di sé senza neanche saperlo, tirano avanti in qualche modo fino alla fine del mese, sbagliando, brontolando, mentendo, odiandosi a vicenda. Ancora una volta possiamo dire che le storie più vicine ai nostri tempi, questa è ambientata negli anni Settanta, rispetto alle storie ambientate negli anni Trenta o quelle del dopoguerra, sono quelle che maggiormente fanno riflettere. Questo breve romanzo in fondo è una parabola, contiene saggezza popolare e anche un monito finale, che forse l’autore rivolge proprio a se stesso.

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Conosci l'autore

Andrea Vitali

1956, Bellano (Lecco)

Dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco, Andrea Vitali si laurea in medicina all'Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale. Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L'ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004). Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway. Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo...

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