Una mente per uccidere

La raffinata penna della scrittrice riesce sempre a raffigurare l'animo umano con grande maestria. Narrazione scorrevole con quel giusto grado di thrilling che piace. Trama ben fatta, sempre nel suo stile.

In una clinica privata per malattie mentali (frequentata da danarosi pazienti) è trovata assassinata nel seminterrato Emil Bondam, funzionario amministrativo. Il sovrintendente Adam Dalgliesh, coadiuvato dal detective Martin, è chiamato ad indagare. Si scopre che la Bondam, persona rigorosa in grado di mettere in riga pure lo staff medico, è odiata da quasi tutto il personale della clinica. Per di più si appura che è benestante e dispone di un buon gruzzolo, che potrebbe far gola a parenti ed altri beneficiari della sua morte. Non sarà facile, per Dalgliesh, trovare il bandolo della matassa dati gli scarsi indizi disponibili e una certa omertà da parte del personale presente. Dopo il modesto giallo d’esordio del 1962, qui la James trova la strada giusta e tesse una buona trama, riuscendo anche a sbozzare la figura e la psicologia di Dalgliesh, che era apparso confuso e impacciato nel suo primo romanzo. E ci offre pure battute e osservazioni sagaci, compreso un affondo all’altra metà del cielo: “l’ambizione innata delle donne, è una cosa che brucia in loro, si può quasi avvertirne lo sfrigolio sottopelle”. Ecco una fine sentenza psicologica: “non si era mai trovato a errare in quel luogo crepuscolare in cui le sfumature del bene e del male gettano le loro ombre tortuose”. Nella clinica opera il Dr. Baguley, che pratica la crudele (oggi abbandonata) terapia elettroconvulsiva e pure il Dr. Steiner, che lavora su pazienti intelligenti e sensibili, operando con psicoterapia. James asserisce che alla clinica si curava anche con LSD (acido lisergico), il che sarebbe all’avanguardia nel 1962. E’ possibile che i due guru delle droghe psichelediche, Timothy Leary e Allen Ginsberg, abbiano tenuto seminari in Inghilterra? In realtà che le droghe allucinogene abbiano effetti curativi sulla psiche umana è frutto di studi recenti (2017) di ricercatori dell’Imperial College di Londra. Keep trying James, just do it!

Questo romanzo non mi ha convinta... Le atmosfere ricordano quelle dei libri di Agatha Christie però è lontano dal loro aplomb britannico ma allo stesso tempo dinamico e coinvolgente.