La confraternita degli assassini

BEL GIALLO STORICO ANCHE SE AVREI REFERIO UNA TRAMA UN POCO PIù MOVIMENTATA

Il titolo, a mio avviso, è fuorviante, e solo il consiglio di un caro amico mi ha spinto ad acquistarlo. La vicenda narrata nel libro si svolge nel XV secolo, ed è pregna di alcuni degli avvenimenti principali che hanno segnato quel secolo: i conflitti, anche molto aspri, all’interno della Chiesa Cattolica per il primato papale; i concili di Ferrara e Firenze per sanare la frattura tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa; la sempre più minacciosa presenza ottomana nei Balcani che avrebbe portato, di lì a poco, alla caduta di Costantinopoli. Ma il cuore e il senso profondo del libro non è negli avvenimenti appena citati. E’ altrove. Li si ritrova nello straordinario processo del migrare dei saperi da una cultura all’altra, da una zona del mondo ad un’altra, e nello specifico: dalla civiltà arabo-islamica a quella cristiano-latina, dal Medio Oriente all’Europa. Di come il nostro Rinascimento sia debitore di tutto un insieme di conoscenze: matematiche, ottiche, architettoniche, astronomiche, e solo per citarne alcune, nei confronti dei grandissimi scienziati arabo-islamici che per secoli hanno tenuto alta la fiaccola della conoscenza. Tutto ciò è reso mirabilmente nel libro, attraverso due sapienti orientali, Isidoro e Nur, padre e figlia, che giunti a Roma dalla Damasco minacciata dai mongoli, si inseriscono appieno nei fermenti culturali dell’epoca, dove formidabili spinte innovative, in ambito filosofico, pittorico, architettonico, etc. stavano letteralmente ridisegnando l’orizzonte del vivere. Ed ecco presentarsi nel racconto le vicende di alcuni dei massimi esponenti dell’epoca: Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, il Masaccio, Piero della Francesca, Luciano Laurana, che di volta in volta si vanno ad intrecciare con la storia di Isidoro e Nur. Sono molto grato ai due autori, un matematico e un architetto, che con la loro passione e competenza hanno scritto un testo in cui vengono trattati temi rilevantissimi e, purtroppo, poco noti.