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La maestra e la camorrista. Perché in Italia resti quel che nasci
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La maestra e la camorrista. Perché in Italia resti quel che nasci - Federico Fubini - copertina
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maestra e la camorrista. Perché in Italia resti quel che nasci

Descrizione


Tre forze silenziose dominano oggi la società italiana: la ricchezza patrimoniale di milioni di famiglie, la povertà demografica di un Paese nel quale le nascite di nuovi bambini sono sempre più rare (mentre i giovani emigrano) e la fragilità culturale evidente in una proporzione di laureati e diplomati fra le più basse dell'Occidente. Il modo in cui queste forze si combineranno fra loro è destinato a decidere del nostro futuro. L'Italia di oggi è un Paese pietrificato, dove la mobilità sociale è bloccata e i discendenti di chi in passato ha costruito grandi fortune sono ancora al vertice, mentre i pronipoti delle classi popolari di un tempo sono sempre fermi sui gradini più bassi. È quanto emerge da uno studio di due ricercatori della Banca d'Italia che, confrontando la Firenze attuale con quella quattrocentesca dei Medici, hanno fatto la clamorosa e desolante scoperta che le famiglie più ricche e quelle più povere sono rimaste le stesse di sei secoli e venti generazioni fa. Per capire come mai un Paese a democrazia matura e welfare avanzato come il nostro presenti una tale rigidità sociale, Federico Fubini ha condotto una serie di test, soprattutto su bambini e ragazzi in età scolare, per verificare quali sono i maggiori ostacoli che impediscono ai più svantaggiati di cambiare la propria condizione d'origine. Per esempio, quanta fiducia in se stessi, nella loro intelligenza, nel futuro e nel prossimo hanno gli allievi di un prestigioso liceo classico milanese e di un collegio universitario esclusivo del Nord, e quelli di un istituto professionale di Mondragone (Caserta), uno di quell'1,5% di comuni italiani in cui si guadagna di meno e dove si registra un alto tasso di criminalità? O, nel quartiere più giovane di Napoli, infestato dalla camorra, fra bambini appartenenti a famiglie che vivono nella legalità, e figli di genitori che vivono fuori o ai margini della legalità? La risposta è sempre impietosamente la stessa e conferma l'influenza decisiva dell'ambiente nel tracciare, fin dalla più tenera età, il successivo percorso di vita: «Già a cinque anni l'attitudine a fidarsi, investire, interagire nel proprio interesse, era molto diversa in base al luogo di nascita». A partire da questa consapevolezza, però, Fubini mostra che esistono non solo problemi radicati nella storia, ma anche soluzioni pratiche. Se l'Italia stenta a riprendersi dalla crisi economica, afflitta com'è da un debito pubblico che lievita in modo inversamente proporzionale alla crescita, dal drammatico calo delle nascite, dai patrimoni dinastici e da «una povertà educativa sorprendente per una nazione con la nostra storia», l'immobilismo sociale è un'ulteriore, inaccettabile complicazione che penalizza e paralizza le nuove generazioni. Per risolverla, è necessario che la scuola porti il suo aiuto molto presto e con più efficacia, sapendo che un asilo d'infanzia «rende più di un bond». Perché è solo nei primi anni di vita che si può cambiare una mentalità e, quindi, un destino.
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Dettagli

2019
Tascabile
12 febbraio 2019
133 p., Brossura
9788804707448

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Tiziana
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Saggio che prende le mosse da una ricerca della Banca d'Italia che ha dimostrato l'immobilismo della società italiana, confrontando le famiglie ricche della Firenze del 1427 con le famiglie dei nostri giorni: ebbene, a distanza di secoli si trovano gli stessi cognomi nelle stesse posizioni sociali. L'autore prova a capire quali sono le differenze tra gli alunni provenienti da un contesto favorevole e agiato e quelli che non godono di un background che li possa sostenere. E prova a capire se sia possibile un miglioramento economico e culturale per chi provenga dai bassifondi sociali, ponendo l'attenzione sui fattori che impediscono il muoversi dell'ascensore sociale nel nostro paese. Scorrevole e propositivo.

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Claudio
Recensioni: 5/5

Partendo da un'indagine condotta a Firenze su famiglie presenti nell'ultima dichiarazione dei redditi, ma anche in quella di seicento anni prima, Fubini scopre che in questi secoli non c'è stata differenza: chi era ricco allora, i suoi discendenti lo sono ancora adesso; chi era povero allora, i suoi discendenti lo è ancora adesso. L'ascensore sociale si è fermato, non c'è crescita per cui la torta da dividere è sempre la stessa, c'è poco o nulla di possibilità che qualcuno scali sia in su, ma anche in giù il famoso ascensore. Chiaramente ci sono sempre le eccezioni, ma sono appunto eccezioni. E Fubini lo conferma assemblando esperienze in località e scuole diverse, da Mondragone dove si vive coperti da immondizia perché nessuno vuole essere quello che pulisce quando il suo concorrente poi sporca di nuovo ad altre realtà. Poi la questione natalità, il rischio demografico che stiamo correndo da anni, assieme al rischio economico-finanziario rappresentato dalla massa enorme del nostro debito pubblico. Argomenti questi che stridono in maniera norme con le scelte politiche del nuovo governo.

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Yuki
Recensioni: 5/5

Del tutto condivisile la tesi e l'analisi di Fubini, del resto gran conoscitore della società italiana contemporanea. «Quando l’ascensore sociale si congela in una glaciazione semipermanente, le persone smettono di crederci. Smettono di credere agli altri. Non ci si fida più, si finisce per convincersi che la vita sia un gioco a somma zero nel quale ogni fiorino, ogni briciola, ogni centimetro di terreno di guadagno è sempre un fiorino, una briciola, un centimetro sottratti a qualcun altro». Purtroppo in questi anni si vede bene il blocco dell'ascensore sociale, tanto che molti giovani, anche per bypassare questo problema, vanno all'estero. Un tema tutt'altro che secondario e un allarme sociale importante.

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Federico Fubini

1966, Firenze

Federico Fubini (Firenze, 1966) è inviato e editorialista di economia del «Corriere della Sera», di cui è vicedirettore ad personam. Da Mondadori ha pubblicato: Noi siamo la rivoluzione (2012), con cui ha vinto il Premio Estense, La via di fuga (2014) e La maestra e la camorrista (2018). Nel 2019 esce per Longanesi Per amor proprio, perché l'Italia deve smettere di odiare l'Europa (e di vergognarsi di sé stessa) e nel 2020 Sul vulcano. Come riprenderci il futuro in questa globalizzazione fragile.Per Mondadori esce nel 2024 L'oro e la patria. Storia di Niccolò Introna, eroe dimenticato.

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