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Paolo Giovio. Uno storico lombardo nella cultura artistica del '500 - Barbara Agosti - copertina
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Paolo Giovio. Uno storico lombardo nella cultura artistica del '500 - Barbara Agosti - copertina
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Descrizione


In qesto libro viene messo in luce il ruolo centrale di Paolo Giovio nella civiltà artistica del Cinquecento, ricostruendo le sue molteplici e intense relazioni con il mondo degli artisti, committenti e mecenati dei suoi giorni: ne emerge un' immagine più vivida e coerente della personalità dello storico comasco, come collezionista, scrittore d'arte, e consigliere per illustri imprese decorative e monumentali realizzate durante la prima metà del secolo tra Firenze, Roma, la Milano spagnola e il territorio del vicereame.
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Dettagli

2008
1 marzo 2008
VI-196 p.
9788822257659

Voce della critica

Tutto quello che avreste voluto sapere su Giovio e che non avete mai osato chiedere si trova riunito nel volume denso, informatissimo e di piacevole lettura (per chi non sia digiuno di nozioni storico-artistiche sul Rinascimento italiano) con cui Barbara Agosti corona la sua lunga frequentazione di questioni gioviane e vasariane.
Attraverso un discorso solido e cronologicamente lineare, l'autrice segue le attività varie di Giovio (medico, collezionista, storico, consigliere artistico, arbiter elegantiarum) dai suoi esordi milanesi alla granitica alleanza medicea (prima con i papi, poi con i principi, a Roma e a Firenze) e alla fruttuosa ma infine deludente (almeno nella prospettiva cardinalizia) esperienza farnesiana. Non si tratta tuttavia di una biografia, ma di un'indagine approfondita e finemente critica del rapporto di Giovio con le arti (pittura, in primo luogo, e scultura, ma anche incisione, oreficeria, epigrafia, miniatura, legatura) e con gli artisti del suo tempo. L'analisi delle opere gioviane, da quelle più esplicitamente rivolte al tema artistico, come il Dialogus de viris et foeminis aetate nostra florentibus, le Vitae di Leonardo, Michelangelo e Raffaello o gli Elogia, a quelle storiografiche e alla corrispondenza, ricolloca e discute una massa di informazioni già trattate dalla bibliografia critica, ma qui presentate sotto la luce nuova di un universo non solo gioviano, ma italiano ed europeo della prima metà del Cinquecento.
Il rapporto con l'amico Vasari, artista e storico, è il filo rosso che percorre il volume, senza per questo assorbirne tutte le energie. In gioco è, problema fondamentale per Agosti, la posizione di Giovio nella cultura artistica del secolo, in quel crogiolo di esperienze e di riflessioni che ridisegneranno il passato e progetteranno il futuro dell'arte italiana. Giovio è l'epigono di un mondo (emblematicamente riassumibile nell'epoca d'oro di Leone X) che si sta estinguendo o il precursore del nuovo assetto delle accademie? Dissentendo da una tendenza che ha contribuito alla in fondo recente rivalutazione di Giovio dopo le sfortune ottocentesche, l'autrice propende per la prima ipotesi, il che non significa però recludere Giovio nel passato, ma piuttosto restituirgli il profilo e la levatura del critico, del consigliere e dell'attore acuto che ha segnato non solo il collezionismo di importanti committenti del suo tempo, ma alcune fondamentali linee delle Vite vasariane. Una levatura che passa anche dal riconoscimento della particolarità dei suoi gusti e delle sue simpatie (per l'arte lombarda medievale, o per la "maniera tedesca": un penchant che in una prospettiva vasariana eguaglia quasi la stima per il Turco testimoniata dai ritratti del museo).
Il volume illustra con acume e nei dettagli i diversi ruoli di Giovio presso i Medici, i Farnese, il d'Avalos, presso le istituzioni (la Fabbrica del Duomo di Milano), presso la sua fitta rete di conoscenze di letterati e artisti, ma anche la forza centrifuga e centripeta che l'idea del museo esercitò sul collezionismo e sull'arte del ritratto in quello scorcio di secolo. Le notizie sul progetto e sulle fasi di raccolta dei ritratti, sulla decorazione della villa, sull'identificazione dei dipinti e sulla loro circolazione sono una preziosa mappa del mondo gioviano.
Le fonti analizzate, che vanno ben al di là degli scritti di Giovio, e che non disdegnano il ricorso alle enciclopedie cinquecentesche, vero pozzo di informazioni per chi sappia frugarle, rivelano un'erudizione mai fine a se stessa, ma rigorosamente al servizio dell'illustrazione delle più sottili sfumature di questa attività pluridecennale. Le rivalità e le amicizie con l'Aretino, con il Caro, con Vasari, il rapporto a distanza con Michelangelo, le relazioni con i suoi protettori e con una lista quasi esaustiva dei personaggi di primo piano della storia europea dell'epoca sono miniate senza impressionismi né psicologismi, ma anche senza rifiutare le necessarie domande sulla qualità di questi rapporti. Un po' come il Museo, questa monografia è una galleria dei protagonisti (e dei comprimari) della scena culturale e politica dell'epoca. E dello stesso Giovio emerge il ritratto vivido, netto, per nulla scisso dalla sua metà di storiografo: non solo infatti le Historiae sono impiegate puntualmente come fonte per definire opinioni e relazioni del loro autore, ma sono il perfetto pendant degli Elogia, del museo, non ultimo del Dialogo delle imprese, nell'opera di un uomo che ha voluto tramandare l'immagine, le opere e la parola dei suoi contemporanei.
Un'ultima nota sull'Atlante gioviano che chiude il volume: una carrellata iconografica penetrante che restituisce l'attività di Giovio nel complesso e nel dettaglio.
Alessandra Villa

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