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Racconti felici-La lenta sinfonia del male
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Racconti felici-La lenta sinfonia del male

Descrizione


I racconti di Davide Bregola sono felici perché i personaggi, lungi dal macerarsi in una novecentesca e mitteleuropea "infelicità senza desideri", intuiscono e trovano il senso della loro esistenza in uno "stupore pieno di desideri". Desideri di felicità, desideri semplicissimi, anche grossolani: stare attorno a un falò con un sottofondo di mazurca, guidare l'automobile canticchiando il motivetto dell'estate, raccogliere i bollini del concorso Agip, andare a vedere le donne nude in un night perso in mezzo alla campagna.
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Dettagli

2003
1 febbraio 2003
224 p.
9788851800093

Valutazioni e recensioni

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Alessandro
Recensioni: 1/5

Forse sembrerò cattivo ma i "racconti felici" di davide bregola sono noiosi, al limite della tollerabilità, un autore certamente sopravvalutato, da mozzi e dalla sua casa editrice. Forse il motivo sta tutto in quella sorta di presunzione letteraria che gli appartiene

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Tommaso Barista
Recensioni: 3/5

Giulio Mozzi nel risvolto di copertina scrive: “Davide Bregola è un narratore di periferia. Davide Bregola è un narratore felice. Davide Bregola è un narratore incantevole.” Le prime due le sottoscrivo ampiamente, sulla terza è lecito avanzare qualche dubbio. La prima parte del libro (i “Racconti felici”, appunto), è talvolta imbarazzante per la banalità degli spunti narrati e della lingua usata. Si dirà che si voleva raccontare storie ordinarie, ma ugualmente non è sufficiente a giustificare alcuni periodi. Secondo me certe frasi, certe cadenze, possono appartenere al massimo ad un personaggio, ma non ad una voce narrante. La seconda parte (“La lenta sinfonia del male”) è invece un racconto lungo ben congegnato e emotivamente più intenso, che fa trasparire le capacità di Bregola, per niente comuni.

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Tommaso Todesca
Recensioni: 4/5

Sì, uno stupore pieno di desideri, questo è quello che emerge dai "racconti felici": lievi, piacevoli, arguti, divertenti. Li leggi volentieri, tutti d'un fiato, uno dietro l'altro, come farti una bella gita in macchina, in una splendida giornata di sole.... solo che poi, all'improvviso, il sole scompare e ti ritrovi a guidare in una notte tenebrosa, intrisa di una malinconia che cola dalle pagine e ti si attacca addosso. Questa è la seconda parte del volume, "La lenta sinfonia del male", fatta sì di ricordi d'infanzia, e ricamata con la stessa bravura di narratore dimostrata nella prima parte, ma nettamente più cupa e problematica. Un amore malato, inquinato dalle illusioni, è soprattutto quello che viene servito al lettore (che ancora guarda la copertina esterrefatto e rilegge: "Racconti felici"...). "La lenta sinfonia del male" potrebbe valere come percorso di crescita, esempio di comprensione di se stessi, ma pare proprio che, alla fine, il narratore non risolva le sue esperienze con l'accettazione di quello che anche in lui, come in tutti, è brutto, sporco e perfino disgustoso. Pare invece che la voglia di distinguersi abbia la meglio sulla necessità di crescere ("diventerò un clandestino del mondo... quasi mi convinco di essere nel giusto se penso che tutto è corrotto e non c'è via di scampo neanche per l'uomo più coraggioso, giusto, o virtuoso"). Insomma, o bianco o nero. E l'allegria e la leggerezza dove sono finite? E' un po' come comprare un CD dove sono incisi 10 pezzi di musica Reggae e, in fondo, quando meno te l'aspetti, l'Adagio di Albinoni. L'idea può piacere o non piacere.

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