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Viaggio in Dalmazia
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Descrizione


Apparso originariamente a Berlino nel 1909 per i tipi della gloriosa Fisher Verlag, "Viaggio in Dalmazia" è un'inchiesta sull'Austria condotta nei Balcani subito dopo l'annessione della Bosnia da parte degli Asburgo, alla ricerca del significato dell'Austria e dell'Impero in una lontana provincia. Oltre che uno scritto politico (che oggi si rivela ancora più importante e attuale per comprendere le intricate vicende balcaniche e le loro lontane origini) è un viaggio sentimentale di un letterato d'eccezione, innamorato della Dalmazia che definisce "paese del sole, una terra di fiaba e di incanto".
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Dettagli

1996
148 p., ill.
9788886424257

Voce della critica


recensione di Banjanin, L., L'Indice 1996, n.10

Il "Viaggio in Dalmazia" di Hermann Bahr (1863-1934), scrittore, saggista, pubblicista e uomo di teatro austriaco di nascita e berlinese d'adozione, si svolge nel 1909, anno in cui il volume venne pubblicato per la prima volta per i tipi della Fischer Verlag di Berlino. Si tratta non di un diario, ma piuttosto di un libro di viaggio con le descrizioni delle città visitate, dei paesaggi, degli abitanti e delle loro abitudini. Veniamo a sapere già dall'inizio che Bahr conosce bene e ama questa provincia lontana, remota e abbandonata della monarchia austroungarica e che vi fa visita tutti gli inverni, da "vero eliotropo", che deve volgersi al sole per ricavarne le forze. Questi viaggi di Bahr sono anche una specie di pellegrinaggio per "guarire dall'angoscia e dalla tristezza nella luce e nel calore".
Il viaggio incomincia già a Trieste, in nave, per proseguire lungo le coste istriane: davanti al lettore scorrono Muggia, Capodistria, Pirano, Parenzo, Rovigno - paesi morti, città abbandonate e in rovina, seppure un tempo bellissime. Così, subito all'inizio, il viaggiatore Bahr ci scopre la sua Dalmazia vista "da dentro". Egli si identifica con gli abitanti, possedendo una notevole conoscenza della loro storia, geografia, condizioni economiche e culturali; il libro è pieno di riferimenti che stupiscono, perché si capisce che si tratta di un viaggiatore non comune, uniti allo spirito d'osservazione e al senso critico che solo un austriaco non slavo poteva avere e permettersi di esprimere. Le città (Pola, Zara, Ragusa, Cattaro, Perasto, Spalato) sono piene di colori: predominano il giallo del sole, l'azzurro del mare e del cielo, che spesso si vede "esplodere"; mentre di una certa benevolenza sono improntati i giudizi sulle persone incontrate. Bahr vede nei dalmati (serbi, croati, albanesi, turchi) dei caratteri miti e rassegnati, fieri però, che a volte gli sembrano addirittura statue dei Musei vaticani o del Louvre. La Dalmazia, in quest'ottica, potrebbe secondo lui diventare una Svizzera sull'Adriatico: sul mare azzurro si affacciano le montagne innevate e sulla costa si respirano la raffinatezza veneziana e l'influenza orientale.
Già dalle prime pagine del libro, però, Bahr svolge una critica aperta e insistente, senza peli sulla lingua, rivolta al governo austriaco e alla sua amministrazione che non si prende cura di questa parte dell'impero. L'abbandono delle città, la decadenza che si respira dappertutto, anche nei centri un tempo floridi (Zara, Perasto), l'atmosfera d'oppressione che egli sente a Ragusa, gli paiono una conseguenza dell'errato atteggiamento verso questa provincia da parte dell'Austria, che pone "sempre delle condizioni prima di fare il proprio dovere". Ironicamente, ma con toni duri, egli critica i rappresentanti del governo, gli impiegati dell'amministrazione e si scaglia contro il tipo dell'"arrampicatore", "austriacus insapiens" che occupa il suo posto non per i meriti, ma per i legami di parentela. I suoi tanti "perché" ("Perché? Perché non vogliamo avere noi questo popolo forte, ricco di futuro. Propende per noi: perché lo respingiamo?") evidenziano la sua ingenuità romantica, ma nello stesso tempo sono sinceri e toccanti.
Il ritorno in Austria via Zagabria, dove si ammira il "più bel barocco austriaco", è, come spesso accade nei libri di viaggio, particolarmente quelli romantici, avvolto nella notte, sotto la pioggia, su un treno carico di contadini dalmati emigranti, che in numero crescente partivano per l'America.
Il libro di Bahr, qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, è importante per il lettore dei nostri tempi, perché dopo gli avvenimenti degli ultimi anni, che hanno scosso le terre della ex Jugoslavia, e quindi anche la Dalmazia, ci offre varie possibilità di lettura, nonostante quasi un secolo ci separi dal viaggio reale.

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Conosci l'autore

Hermann Bahr

(Linz 1863 - Monaco 1934) scrittore austriaco. Pronto nell’individuare genesi e sviluppo dei maggiori movimenti letterari del suo tempo, scrisse saggi critici sul naturalismo, il verismo, il simbolismo e l’espressionismo (Expressionismus, 1914). La sua opera più significativa è Critica della modernità (Zur Kritik der Moderne, 1890). Scrisse anche romanzi psicologici, spesso ambientati nel mondo teatrale (Teatro, Theater, 1897) e commedie ironiche di buona fattura (Il concerto, Das Konzert, 1909).

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