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Anno edizione: 2008
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a mio modesto parere, "il capitano è fuori a pranzo" è il più riuscito (dei lavori in prosa) dello zio charles. non un romanzo, non dei racconti, bensì un diario di bordo prima che cali il sipario. consiglio sempre, se si vuole apprezzare a pieno charles, di leggere le poesie (davvero di spessore) piuttosto che la prosa (troppo spesso ripetitiva, questo libro fa eccezione). lo stesso charles ci teneva a dire che era un poeta, che riusciva meglio nella poesia piuttosto che nella prosa. di questo libro condivido tutto... ad eccezione del giudizio finale che lo zio charles da su tolstoj...
E' l'ultimo libro del vecchio, e si vede. Tutta un'altra pasta. Scordatevi i vari "Storie di ordinaria follia", "Donne", "Panino al prosciutto"e tutti gli altri. Qui non ci sono donne, c'è poco alcool, sono rimasti solo i cavalli?e la morte. Proprio lei, la morte, quella che tutti temono e alla quale tutti cercano di sfuggire. Lui no. È impassibile, perché alla fine "la cosa terribile non è la morte, ma la vita che la gente vive e non vive". E così questo piccolo libricino scorre via che è una meraviglia. La sua vita è piatta: mattina sveglia a mezzogiorno, poi via all'ippodromo a vedere le corse, e alla fine, la sera, si scrive. Ogni giorno così, aspettando la morte. E nel racconto dei vari giorni, scopri il Bukowski che non ti aspetti. Lo ritrovi più vecchio si, ma anche più saggio, lui stesso se ne accorge e lo dice ("le parole sono diventate più semplici ma allo stesso tempo più calde, più scure."), e anche più riflessivo. Affronta tutti temi: dalla solita critica alla società, alla musica, alla guerra e all'economia. Cambia leggermente lo stile. Anche i racconti sono più brevi. Per il resto chi lo ha già letto ed apprezzato finirà qui per amarlo. Controverso come sempre (ama la solitudine ma non riesce a fare a meno delle corse, perché solo li riesce ad apprezzare le persone nella loro spontaneità), lunatico (anche a 65 anni rischia di fare a cazzotti per futili motivi?), ma, se possibile, ancora più profondo del solito. Con la morte, che sopraggiungerà un paio d'anni dopo, come protagonista principale di questo libro. In conclusione una vera e propria perla, che, chi ama il caro Buk,non può certo lasciarsi sfuggire. "Nella vita ci sono migliaia di trappole e in molte ci cadono quasi tutti. L'idea, però, è di evitarne il più possibile. Serve a restare il più possibile vivi finchè non si muore?"
Troviamo un Hank decisamente diverso qui. Sempre arrabbiato, cinico e deciso questo si. Ma c'è una poesia e una riflessione durante queste "memorie" osi chiamarle che non avevo mai notato prima d'ora. Parla dello squallore della vita in modo crudo come suo solito, ma c'è dietro una voglia di vita che ormai sta sparendo veramente scioccante. Sapere di essere vicino alla morte può portare a mille emozioni e reazioni diverse l'una dall'altra e da soggetto a soggetto. In lui si vede una maturità disarmante ed una semplicità perfetta nel descrivere la sua vita, la sua routine e tutto ciò che gli sta intorno. Mi sono venuti i brividi in alcuni passaggi mentre ricordava quello che è stato, che è, e che sarà. Veramente un genio. Un grande Hank.
Recensioni
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