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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2003
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Un libro stupendo, una raccolta di sensazioni e momenti da condividere e vivere. Un piacere leggerlo e rileggerlo, uno dei pochi libri che tengo sempre sul mio comodino per sfogliarlo ogni tanto!!!
Un libro particolare per una lettura particolare. I suoni, gli odori, le sensazioni, le scoperte, le riflessioni, le emozioni che si possono provare nell'atto più semplice e più primitivo dell'uomo. La terra è fatta per essere calpestata dalle piante dei piedi e non dalla stupida e banale arroganza dell'uomo!!
Cosa ci racconta Le Breton nel suo studio che è un vero e proprio elogio della possibilità di scoprire il mondo a piedi? Innanzitutto, Le Breton attraverso una gran quantità di esempi, vuole farci capire che, camminando, si riscopre il sentimento dell'esistenza, senza essere divorati dagli imperativi della comunicazione e della velocizzazione ad ogni costo (che altro non è che uno degli aspetti della società industriale e di quella iper-tecnologizzata post-industriale). Camminando (e correndo in modo “dolce”) si può prendere il tempo di parlare, e di ascoltare. Nella marcia ( e nella corsa lenta) si può tacere insieme o discutere a lungo. Ma anche la parola conosce la sua pienezza. Durante il cammino e nella corsa sulle lunghe distanze, la comunicazione diviene pregnante e densa: tante volte con i nostri compagni di strada ci troviamo a scambiare delle parole, quando ci si trova affiancati per brevi tratti di strada. Poi le posizioni rispettive si divaricano di nuovo; poi, magari un po’ più avanti, ci si rincontra di nuovo. Eppure queste brevi, essenziali comunicazioni, fatte all’interno di un medium di profonda condivisione, creano un forte sentimento di solidarietà, gettando le basi per la costruzione di un forte vincolo amicale, che si manterrà nel corso del tempo, anche nella sporadicità delle occasioni d’incontro sulle vie del mondo. Mentre si cammina, si sente molto di più il tempo interiore, mentre si è meno interessati al tempo dell’orologio che, pur essendo diventato tiranno dei ritmi di vita, è pur sempre soltanto una convenzione che nulla a che vedere con la dimensione del tempo vissuto. Ci si lascia attraversare dalle cose, ma si è anche più liberi per acquistare consapevolezza dei pensieri che ci attraversano. Ci si ritrova capaci di sperimentare la meraviglia. Il cammino ci restituisce alla nostra umiltà di esseri umani, rimandandoci alle domande essenziali e spingendoci ad interrogarci sul senso delle nostre vite. Camminando, il corpo liberato
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