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Avventure della ragazza cattiva
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Avventure della ragazza cattiva - Mario Vargas Llosa - copertina
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Avventure della ragazza cattiva

Descrizione


Ricardo conosce la "ragazza cattiva" da adolescente, a Lima, e per trent'anni la rincorre in lungo e in largo per il mondo, colpito da un amore folle e sconsiderato. Lei ama nascondersi sotto false identità, è sempre in fuga da qualcosa, irretita da ideali politici, alla ricerca di libertà, ma anche di patrimoni da depredare. La rincontra a Parigi, dove lei è di passaggio, guerrigliera della MIR destinata all'addestramento a Cuba: sull'isola seduce un capo castrista, poi un diplomatico francese che la riporta con sé in Europa. Seduce poi un benestante inglese, per poi finire con un mafioso giapponese, che la devasta nel morale e nel fisico con ripetute, terribili violenze sessuali. Ogni volta Ricardo è lì a proteggerla. E ogni volta lei riprende la sua via di fuga.
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Dettagli

2006
26 settembre 2006
357 p., Rilegato
9788806183776

Valutazioni e recensioni

4,13/5
Recensioni: 4/5
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cesare
Recensioni: 2/5

la ragazza cattiva ,in tutti i sensi, rovina la vita di un povero ragazzo innamorato più volte abbandonato .. Una telenovela non degna di un Nobel.

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Eye in the sky
Recensioni: 1/5

Non sono aduso scrivere recensioni, tanto più quando negative: c'è tanto brutto nel mondo che non vale la pena scagliarcisi contro ogni volta. Questo libro poi non è più stupido della media. Tuttavia le circostanze che me lo fecero conoscere e il vasto apprezzamento di cui, a leggere le altre recensioni, pare godere mi spingono a scrivere due righe. è scritto gradevolmente, ed è leggibile ... ma quanto é stupida l'idea di fondo e che lo sorregge, eppur tanto diffusa nel mondo, tanto facile da accettare. Ovvero che si possa amare una donna anche accettando di leccare e medicare le sue ferite, incapaci di porle un freno nel suo ignorante/incosciente continuare ad agitarsi e ferirsi. Come può un uomo che ha anche vinto il nobel (si fa per dire eh! ) non capire che quello non é amore ma sola la debolezza di godere di una compagna di cui non si riesce cmq a fare il bene.

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karlo
Recensioni: 3/5

quello che mi lascia in positivo è la forza dei due personaggi intorno ai quali ruota il romanzo; per il resto mi è sembrato giocare su un tema fin troppo usato, con citazioni più che lettura profonda della Storia dai 60 agli 80. Esagero se dico il più grande LIALA di tutti i tempi? :-)

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Voce della critica

Questa volta, Mario Vargas Llosa aveva voglia di svagarsi. Messe da parte le più impegnative formule del romanzo storico o dell'affresco contemporaneo. Accantonate sia le atmosfere cupe che gravavano sulla Santo Domingo di La festa del caprone sia le utopie di un mondo migliore incarnate dalla Flora Tristan e dal Paul Gauguin di Il paradiso è altrove. Adesso, eccoci alle prese con un protagonista che, alla fine degli anni cinquanta, dopo l'adolescenza trascorsa in Perù, si trasferisce a Parigi e comincia a esercitarvi il cosmopolita mestiere dell'interprete. All'inizio, la sua è una Parigi tardo-esistenzialista, dove fanno già capolino i Roland Barthes, i Michel Foucault, gli Jacques Lacan. Ma a questo fondale fa ben presto seguito la swinging London con tanto di Beatles e Rolling Stones, Vanessa Redgrave che manifesta contro la guerra in Vietnam e la messa in scena del Marat-Sade di Peter Weiss. In seguito, si passa a Newmarket, con le sue corse di cavalli molto British, a una Tokyo notturna in chiave sado-maso, con i suoi localini ben provvisti di preservativi, vibratori, fruste e manette, e – ancora – a una Madrid dei vecchi quartieri rinnovata dalla movida, con appropriati tocchi di colori internazionali. Nel guidare il protagonista-interprete da un luogo all'altro, però, sono non tanto gli spostamenti a cui lo costringono gli impegni di lavoro. Il suo è l'inseguimento del primo e unico amore, dall'adolescenza alla maturità, certe volte incrociato secondo gli azzardi del caso e certe altre seguendo tracce indiziarie. Perché a ogni città corrisponde l'incontro con la stessa donna – la ragazza cattiva del titolo – che esordisce come una quindicenne intrufolatasi nei quartieri bene di Lima. Ma che poi si ripresenta nei panni via via di una guerrigliera filo-cubana, della moglie di un diplomatico francese, della bigama consorte di un gentiluomo inglese appassionato di cavalli e della compagna di un losco affarista giapponese. Insomma, una vera e propria avventuriera, una ragazzaccia sempre più in là con gli anni, che non si fa scrupoli di sorta e bada solo a se stessa e ai propri desideri.
Per tutto il romanzo, con l'eccezione del primo e del penultimo capitolo, quando il protagonista vi fa brevemente ritorno, il Perù è un dato remoto. Ne arrivano solo gli echi, attraverso lettere e giornali. E sono echi di un paese in progressivo deterioro, dagli anni dei tentativi delle nazionalizzazioni e della riforma agraria fino a quelli più bui del terrorismo di Sendero Luminoso. La patria di elezione è Parigi e solo Parigi. Dapprima idea letteraria formatasi durante la prima giovinezza a Lima, sul filo delle letture di Jules Verne, di Paul Féval e di Alexandre Dumas. Ma poi spazio trasferito dall'immaginario alla realtà, divenuto esclusivo, a cui il protagonista del romanzo, dopo ogni temporaneo spostamento, fa costante ritorno. Al punto che, in un'ipotetica storia del mito di Parigi nella letteratura ispanoamericana, le Avventure della ragazza cattiva reclamerebbero inevitabilmente posto. È alla volta di Parigi che, nel lontano 1825, da Buenos Aires, si imbarcava il poeta Esteban Echeverría, per rientrare importando e adattando la lezione del romanticismo. Ed è sempre a Parigi che, dopo le poesie dedicategli da Paul Verlaine e da Robert de Montesquiou, il colonnello Lucio V. Mansilla chiudeva gli occhi nel 1913. Quanto a Vargas Llosa, erede di tale lunga storia ancora da scrivere, niente di nuovo sotto il sole. Autore di un saggio su Gustave Flaubert e di un altro su Victor Hugo, lo scrittore peruviano non ha mai voluto sottrarsi al novero degli innamorati della capitale francese e della sua cultura. Adesso, però, c'è l'impressione che Parigi e tutte le sue suggestioni non l'abbiano assecondato nel dare forma a una prova ben equilibrata.
Da quasi mezzo secolo – il debutto è del '59 – Vargas Llosa scrive e pubblica regolarmente, un libro ogni due o tre anni. Da questa fitta produzione sono derivate opere di stupefacente efficacia, qualche romanzo più o meno di circostanza e pochi altri risolti in un fiasco. Le Avventure della ragazza cattiva sembrano rientrare fra gli ultimi o, almeno, fra i penultimi. Non mancano segnali perché le si consideri un'illustrazione del malessere che sovrasta l'individuo ispanoamericano in esilio dal suo continente. "Sì, è vero, ho una professione che mi permette di vivere in una città meravigliosa. Però laggiù ho finito per diventare un essere senza radici, un fantasma. Non sarò mai un francese, anche se ho un passaporto che dice che lo sono. Là sarò sempre un métèque. E ho smesso di essere un peruviano, perché qui mi sento ancora più straniero che a Parigi", afferma il protagonista di Vargas Llosa. Però, osservato in tale prospettiva, il romanzo ha poco spessore. Si limita a rappresentare la situazione tutta in superficie, ferma ai consueti stereotipi, senza riuscire a farne emergere il disagio e lo smarrimento. Da Julio Cortázar – con Il gioco del mondo – fino a Roberto Bolaño – con Detectives selvaggi –, l'argomento è stato trattato ben altrimenti e con tutt'altra partecipazione.
Ma neppure come romanzo d'avventura o come romanzo d'amore, questo di Vargas Llosa riesce a convincere. Nell'uno e nell'altro caso, ci sarebbe stato bisogno di un personaggio femminile capace di attrarre o – perché no? – di respingere. Ma la nostra ragazza cattiva è un personaggio che, lontano dal riscuotere simpatia, non ha neppure la forza di suscitare antipatia. Le sarebbe occorsa la statura di una femme fatale, di quelle che portano gli uomini alla perdizione, travolgendo e annientando. Le sue comparse, invece, finiscono per essere avvolte da inconsapevoli tinte grottesche che né le conferiscono grandezza né ne giustificano gli effetti devastanti. Sarà che lei e le sue avventure sono filtrate attraverso lo sguardo del protagonista Ricardo Somocurcio. E, se oggetto della narrazione è una ragazza cattiva, il punto di vista – chi racconta in prima persona – è quello di un ragazzo buono, persino troppo. Che manca di quel minimo di torbidezza indispensabile nel rendere grandi le passioni amorose. Che, messo davanti al male, non sa fare altro che subirlo, giustificarlo e perdonarlo. Che riferisce gli esercizi della sessualità in termini capaci di raggelare, anziché di far proseguire nella lettura con una mano sola. Alla fine, il ricordo depositato dalla multiforme protagonista è quello di una donna che – per l'appunto – più grottesca non potrebbe essere. Una che, per compiacere il suo amante, ingerisce polverine atte a smuovere l'intestino e, nuda, a quattro zampe, si esibisce mollando ventosità. Cose che un Marchese de Sade ha saputo raccontare riuscendo anche a turbare, ma, a tal fine, evitando buonismi come quelli in cui è campione il Ricardito Somocurcio.
Vargas Llosa ha abituato i suoi lettori a complesse costruzioni verbali, alternando diversi piani temporali, contrapponendo lontani spazi geografici, mascherando l'identità di uno stesso personaggio. Inoltre, soprattutto nei primi romanzi – La città e i cani, La casa verde, Conversazione nella Catedral –, quest'abilità nel raccontare è ben servita da una scrittura altrettanto complessa. Frasi articolate mescolando il livello descrittivo e quello del dialogo. Discorsi diretti e indiretti concertati in alternanza all'interno di uno stesso segmento. Istanze narrative che ora si isolano e ora si fondono con quelle circostanti. Vero che, a lungo, tale caratteristica è valsa a Vargas Llosa la fama di scrittore difficile. Forse proprio per questo, nel prosieguo della carriera, la sperimentazione espressiva è andata calando, fino a adeguarsi a un fraseggio più tradizionalmente composto. Detto altrimenti, una maggiore leggibilità immediata intervenuta come obiettivo, in modo da rendere più vastamente fruibili le storie raccontate. Certo è che, con le Avventure della ragazza cattiva, ci si ritrova davanti a una vicenda riferita in modo lineare, nell'assoluto rispetto delle dimensioni tempo e spazio. Il che, se non ha motivo di essere imputato a carico, lascia comunque nostalgici, ripensando anche a titoli recenti. Ma, al servizio di personaggi e avventure poco coinvolgenti e di una struttura senza audacie, c'è uno scrivere che spesso lascia esterrefatti, tanto appiattisce e si appiattisce. Una scrittura che, invece di farsi "sempre più limpida e rarefatta, sempre più essenziale" – come vorrebbe il risvolto di copertina –, non esita a raccogliere frusti stilemi e immagini di dubbio gusto. Nel giro di sole dieci pagine, venendo a qualche esempio concreto, il francese è "la lingua di Montaigne", Parigi la "Ville Lumière" e una notte d'amore un "dono degli dei". E, poco oltre, un personaggio bisessuale è un individuo che pratica l'"amore al dritto o al rovescio".
Insomma, per metterci un punto, legittimo che, ogni tanto, Mario Vargas Llosa voglia scrivere svagandosi. Ma in tali occasioni sarebbe opportuno che, insieme a se stesso, riuscisse a svagare davvero anche i suoi affezionati lettori. Con l'ultimo romanzo, le cose non sono andate per quel verso.
  Angelo Morino

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La recensione di IBS

Un'indimenticabile storia d'amore, una passione estrema, percorre e stravolge la vita di Ricardo. Un racconto che inizia nel 1950, quando il giovane peruviano scopre di essere innamorato di una ragazza cattiva, una niña mala che lo fa impazzire con il suo charme, ma gli dice sempre di no. Le loro strade si separano, Ricardo realizza molto presto il suo sogno: andare a vivere a Parigi. Ma la niña mala riappare anche qui, in una nuova versione: è una militante del Mir in partenza per Cuba dove verrà addestrata alla guerriglia. Da allora, nella vita di Ricardo, si alternano il lavoro di interprete e i tormenti e le gioie che la ragazza cattiva gli infliggerà.
Ciò che cattura e trascina il lettore, in questa nuova prova di Vargas Llosa, è la capacità di tracciare un ritratto vivo e palpitante del mondo europeo e latinoamericano, dagli anni Sessanta a tutti gli Ottanta: con protagonisti ed eventi reali (il capo guerrigliero Guillermo Lobatón, ad esempio, o l'editore Mario Muchnik e il Sessantotto parigino) e altri di fantasia (come il piccolo vietnamita adottato da una coppia francese, muto, che riacquista la voce grazie all'amicizia della niña mala), che insieme congiurano a creare l'affresco credibile e illuminante di quelle stagioni, di quelle storie, di quelle convinzioni.
Un'ispirata rievocazione (con inevitabili accenni autobiografici), condotta senza nostalgie ma con lucida intensità, sostenuta da una scrittura che si fa sempre più limpida e rarefatta, sempre più essenziale. Ed è proprio la scrittura a diventare alla fine protagonista: soltanto quando la vicenda con la misteriosa niña mala giunge a conclusione, Ricardo potrà sfruttare tutta la sua esperienza vitale e affrontare quello che è sempre stato il suo sogno vero: scrivere.

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Mario Vargas Llosa

1936, Arequipa, Perù

Scrittore, critico e giornalista peruviano. Figura centrale della rinascita della narrativa ispanoamericana, fine polemista, è vissuto a lungo in Europa. Attivo nelle battaglie civili e politiche, si è candidato alle elezioni presidenziali del Perù nel 1990 (resoconto di quell’esperienza è Il pesce nell’acqua, El pez en el agua, 1993). Collaboratore di diversi giornali europei, conferenziere in molte università del mondo, nel 1994 ha assunto la cittadinanza spagnola; ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra cui i premi Principe di Asturias, Cervantes, Grinzane-Cavour alla carriera e la presidenza del Pen Club International. Autore molto prolifico, ha pubblicato articoli, saggi (su García Marquez e Flaubert), pièces teatrali...

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