Miele

Le ultime prove di Ian Mc Ewan sono un po' discontinue: mentre lo leggi, "Miele" pare una rilettura di "Lettera a Berlino" con il valore aggiunto di decenni di esperienza nel cesellare la parola.....quasi un capolavoro....Ma appena terminato il pur piacevolissimo e quasi avvincente romanzo, i personaggi e i dettagli ti scorrono via tra le dita, lasciandoti poco nella memoria e pochissimo in termini di empatia. Un prodotto confezionato benissimo, ma non una pietra miliare della produzione di McEwan; non invita ad una rilettura. Dopo "Amsterdam", "Espiazione" e "Sabato" ci si può anche fermare e mantenere vivo il ricordo della incisività dell'Autore

Un prodotto letterario ben confezionato e ben scritto, da un indiscusso e affermato professionista della letteratura. Efficace anche nel ricreare quell'atmosfera di paranoia , diffidenza e chiusura mentale propria dei primi anni della Guerra Fredda. Nulla di più purtroppo, a mio avviso. La storia è poco interessante. Viene da pensare che l'autore abbia voluto rendere omaggio a fatti e personaggi reali perché altrimenti riesce difficile capire come possa essercisi appassionato così tanto da farne un romanzo. La narrazione è lenta, prolissa, sovrabbondante. Non basta un McEwan a rendere avvincente una trama così noiosa.

Non il migliore di McEwan, ma nemmeno il peggiore. Il marchingegno letterario - come da tradizione - è costruito ad arte, e nonostante la scarsità di "situazioni" le pagine scorrono abbastanza bene. Una stella in meno perchè dall'autore è lecito aspettarsi qualcosa di più.