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La Recensione di Wuz.it
Ci sono solo due cose che possono frapporsi tra una giovane donna sensuale, intelligente, avvenente, e il suo desiderio di stringere il potere tra le mani: gli uomini che la vogliono soggiogare, domare, sminuire, e la malizia arrogante di una città spietata come Londra, dove il mondo del lavoro va avanti con il sudore di galoppini boriosi, destinati a strisciare come lumaconi dietro a chi il potere lo tiene ben stretto incollato alla poltrona. E se questa donna ha dentro di sé le carte della spietatezza, forse Londra è la città giusta per le sue smodate ambizioni.
Judith Rashleigh ha capito fin da subito come funziona: è un cimitero di ossa, il mondo dell’arte. Devi spingerti, arrancare, afferrare con le unghie, essere spregiudicata. E il bell’aspetto e la migliore delle lauree può non servire a molto. Il corpo è solo un mezzo in questa carneficina di stagisti che si ammazzano per portare la camicia del capo a far inamidare dall’altra parte della città. Eppure Judith, colta e preparata, è attaccata al suo sogno, quello di poter rimanere al di qua del portone della prestigiosa casa d’arte per cui si ammazza a fare l’assistente.
Nella fierezza dei suoi occhi non c’è solo il carattere forte della donna che sa di piacere, di poter ottenere. Vuole di più, vuole sfruttare il suo talento, vuole issare la sua determinazione come una bandiera: la dichiarazione di una guerra lampo, strategia senza via di scampo, covata per anni nel ribollire della rabbia di chi, come Judith, non ha mai avuto niente e ora decide di prendersi tutto dalla vita. Arretrati compresi.
Così, quando i soldi non bastano più per arrivare a fine mese, ecco che arriva l’occasione che le cambierà l’esistenza: in un attimo il giovedì e il venerdì sera il corpo giovane e terribilmente provocante di Judith diventa l’effigie di uomini di mezza età allupati, dalla pancia debordante e dal fetore di alcolici scadenti. Ma niente è fatto a caso: Judith vende il suo corpo, ma solo in vetrina. Nessuno può toccarla, il suo fine è ben chiaro e ogni scelta ben calibrata. Fino a quando le cose non iniziano a sfuggire di mano…
Licenziata in tronco per la misteriosa valutazione di un quadro che nasconde una truffa, Judith capisce che nel mondo che la circonda non possono bastare preparazione e capacità professionale ma occorre prendere atto che la corruzione e il maschilismo la fanno da padroni. È questo il momento in cui la giovane assistente prende in mano il mazzo di carte della vita e decide di promuoversi a Maestra di sé stessa e del suo destino, combattendo con la spietatezza e la rabbia che per anni aveva covato e dimostrando che anche lei, dall’alto dei suoi tacchi, può comandare e dirigere… disposta a tutto, persino a uccidere.
Attraverso un viaggio nelle più affascinanti città dell’arte, passando da Londra all’Italia, attraverso la Costa Azzurra, tra l’odore di legno delle case d’arte e quello di champagne dei festini a cinque stelle, la spregiudicata Judith si ritrova protagonista di un thriller dal sapore di sangue e di sesso, consumato tra le orge di lusso e il gusto della morte. Una Becky Sharp del ventunesimo secolo, com’è stata definita, un’Artemisia Gentileschi, caparbia e determinata, fino alla tortura.
Un romanzo affascinante in cui la protagonista del libro ricorda una vecchia eroina del Settecento buttata a capofitto nella nostra epoca, arrampicatrice sociale che scala il potere senza pudore né ritegno. Felino affamato si avventa e sbrana quello che trova sul suo cammino, con incalzante scavo psicologico e una vibrante nota di pericoloso erotismo che incolla alla pagina. Perché il personaggio di Judith è in grado di perforarla, questa pagina, la sua energia brucia come la soda caustica, la sua complessità morale la rende protagonista indiscussa di una storia che si avvinghia completamente a lei.
Lisa Hilton orchestra il suo thriller psicologico in una danza mortale che alterna ritmo serrato e colpi di scena, senza mai trascurare ambientazioni storiche del mondo dell’arte in una scrittura appassionata e febbrile. Maestra è il compendio preciso e calibrato di un thriller spietato e di un romanzo pericolosamente erotico, il primo volume di una trilogia capace di sedurre e di scioccare il lettore “soggiogato” da un’istitutrice tanto spietata…
Un brano tratto dal libro
"Potevo piangere, pensai. Potevo premere la faccia su quel muro ruvido di mattoni e piangere per tutto ciò che non avevo, per tutte le ingiustizie, per la stanchezza.
Potevo piangere per la frustrazione infinita e il rancore, potevo piangere perché ero una perdente costretta alle più basse umiliazioni.
Ma se avessi pianto forse non mi sarei più fermata. E questo non potevo permettermelo.
Probabilmente non avevo il cognome giusto, non ero andata a scuola con la gente giusta e non ci avevo fatto i weekend di caccia insieme, ma non mi sarei fatta rovinare la vita dai Rupert di turno, e non ero così sicura da provare disprezzo nei loro confronti.
Meglio odiare. Odiare significa mantenere lucidità e sangue freddo.
Odiare significa essere condannati alla solitudine. E se devi trasformarti in una persona nuova, la solitudine è un ottimo punto di partenza.
Potevo sopportare anche questo, potevo superare tutto."