Bersaglio Alex Cross

Più che un romanzo è un freddo elenco di fatti e azioni, suddiviso in 106 brevi e insulsi capitoli (395/106=3,7 pagine ciascuno). Fra un paragrafo e l’altro manca quel tessuto connettivo che fa di un testo una storia avvincente, in grado di ‘prendere’. Fra le pagine si avvicendano numerosi killer (ce ne saranno almeno 6 o sette) anonimi e difficili da ricordare, sfuggenti come meteore, giusto il tempo di portare a termine un’ammazzata, e assolutamente incapaci di accendere la scena. Non mancano in compenso descrizioni, dettagliate fino al maniacale, dei piani stradali di varie città (Washington, Atlantic City e compagnia bella), quasi che il lettore, mentre legge, abbia davanti una cartina topografica su cui seguire il vagare dei personaggi. Assurdo e impacciato anche colui che dovrebbe essere il protagonista (evidentemente personaggio seriale nella produzione pattersoniana): Alex Cross, psichiatra fuori posto (non si capisce bene che ruolo abbia nell’ambito delle indagini dei vari servizi segreti) e che, a tratti, assume le sembianze di un improbabile agente sul campo. Non meno ingenua e puerile la trovata di affibbiare a due inventori di videogame l’idea di pianificare un colpo di stato addirittura contro il governo degli Stati Uniti. Mah, povertà assoluta di fantasia! Ancora una volta si pone la fatidica domanda: com’è possibile che un tale autore possa aver venduto nella sua carriera 400 milioni di libri (come riportato sulla copertina)? E soprattutto, come si spiega che imprenditori che si definiscono Editori di qualità (come Longanesi) pubblichino – senza oltretutto lesinare in spese, in fatto di veste editoriale – simili testi vuoti, oltre che di letteratura, anche di idee? Alle nuove promesse talentuose, essi preferiscono il più redditizio e venale dio denaro. Grazie editori italiani! VOTO: INGIUDICABILE.

Narrazione confusa, personaggi che entrano ed escono dalla scena senza una logica, azioni scopiazzate malamente da altri romanzi. Gettato a metà.

... ma comunque un buon libro