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Toscana romanica - Guido Tigler - copertina
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Toscana romanica - Guido Tigler - copertina

Descrizione


In questo volume l'autore propone un quadro nuovo della geografia artistica della Toscana romanica e insieme ne suggerisce un ideale itinerario di visita fra i principali monumenti. Punto di partenza è l'eccezionale frammentazione culturale e politica del periodo considerato (secoli XI-XIII), dove ogni diocesi e ogni città hanno vicende proprie, così come attorno ai territori dei liberi comuni si creano aree residue in cui permane al potere il vecchio mondo feudale, incluse le abbazie. Il percorso muove dalla Via Francigena, con l'attraversamento della Lunigiana e una prima sosta a Carrara, per poi puntare su Pisa, che fu certamente il centro irradiatore più vitale nei secoli che qui interessano. Già il primo romanico pisano del secondo quarto dell'XI secolo ebbe un riflesso in Lunigiana. Il classicismo di Buscheto, grande artefice del duomo di Pisa, fu poi recepito in Lucchesia e a Firenze.
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Dettagli

2006
1 settembre 2006
352 p., ill. , Rilegato
9788816603509

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Voce della critica

Con il volume Toscana romanica l'Editoriale Jaca Book prosegue il vasto progetto di pubblicare un quadro completo del romanico italiano, concepito per aree regionali. L'iniziativa riprende, con maggiore rigore scientifico, la precedente collana "Italia romanica", varata nel 1978 seguendo un modello di grande successo, nato in Francia ed esteso a diversi paesi europei. Il contributo dedicato alla Toscana rappresenta un appuntamento atteso e un'occasione importante di verifica per un'area centrale negli sviluppi del romanico. La lettura segue un itinerario nelle città e nel territorio, giustamente ripartito non in base alle circoscrizioni amministrative moderne (inesistenti nel medioevo), ma secondo aree omogenee della "geografica artistica" regionale. L'architettura è la vera protagonista, insieme alla scultura monumentale, sempre connessa alle strutture edificate. I rapporti con le influenze esterne sono da tempo un tema spinoso per il romanico toscano, che qui appare notevolmente ridimensionato. Il contributo diretto della scultura francese si riduce in definitiva a poche opere, mentre per il romanico lombardo, ormai tramontati i nebulosi riferimenti ai "magistri comacini", l'apporto maggiore è riservato alle strutture in laterizio, di chiara provenienza padana, che iniziano a diffondersi dalla seconda metà del XII secolo. Nel metodo di ricerca, un ruolo importante viene riconosciuto alle figure della committenza, alle corporazioni e alle prime istituzioni comunali, che non sempre hanno ricevuto l'attenzione dovuta da parte della storiografia locale. Guido Tigler denuncia così un problema oggi molto sentito nella storia dell'arte medievale: l'esigenza di un dialogo più serrato con le altre discipline, con gli storici del territorio e con i contributi provenienti delle scienze archeologiche, in grado di aprire nuove prospettive d'indagine.
Il quadro del romanico toscano che esce dal volume è solidamente fondato e decisamente innovativo, soprattutto per la revisione di molte cronologie consolidate, come ad esempio la datazione all'età romanica di edifici abitualmente attribuiti all'altomedioevo, oppure la proposta di posticipare di qualche decennio le opere più note del romanico fiorentino. In una dimensione geografica allargata, i rapporti più innovativi si rivelano in Toscana non con il resto dell'Italia o con l'oltralpe, ma con le rotte del Mediterraneo: per il progetto della cattedrale di Pisa l'architetto Buscheto guarderebbe alle moschee dell'Egitto e del Maghreb, mentre il battistero di Firenze mostrerebbe legami a lungo raggio, con le moschee di Damasco e di Gerusalemme. Sono interpretazioni che non mancheranno di far discutere gli specialisti e che, in ogni caso, hanno il grande merito di movimentare le acque fino a oggi troppo quiete del romanico toscano.
  Carlo Tosco

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